La visione …di Manuela
“E’ vero che se prendi peso non lavori in Tv. Non ti mettono in prima serata. Aimè: meglio magre e deperite che cicciottelle“. Ipse dixit, dove l’ipse in questione porta la firma di ‘Manuelona nostra’ Arcuri, Signora di Anagni (luogo in cui ha trovato i natali) e delle fiction della nota e ormai ‘chiacchieratissima’ Casa di produzione Ares… con tutta la vicenda Tarallo al seguito. Flirt creati ‘ad arte’ fra gli attori – tra questi, anche quello tra la diretta interessata e Grabriel Garko – per accaparrarsi la benevolenza del pubblico e chissà quanti altri retroscena di cui, al momento, non siamo al corrente, tra cui il misterioso suicidio di Teodosio Losito.
La fiction nella fiction… Del resto, Lucherini docet, questi sono stratagemmi adoperati da sempre: finte rivalità (Loren/Lollo, per rinverdirne una), amori inventati di sana pianta, scoop studiati a tavolino, etc. etc. etc.
Adesso l’attrice made in Latina – giacché è presso la cittadina alle porte della Capitale che è stata svezzata – dice la sua rispetto, però, ad un altro argomento, non meno pruriginoso.
Parliamo, nel caso, di bodyshame. Dopo l’immagine di una strepitosa Vanessa Incontrada, come mamma l’ha fatta, in prima pagina su Vanity Fair, il polverone si è alzato, trascinando con sé le voci di quante, evidentemente, hanno subito la medesima sorte dell’attrice, conduttrice, ex modella spagnola naturalizzata italiana. Storia del costume italiano? Forse… almeno, quello che comprende lo spettacolo televisivo dei secondi anni 2000.
Social network & Co. hanno regalato un megafono ad insulti ed aggressioni gratuite nei confronti di donne, ed anche uomini, colpevoli ‘solo’ di non aderire ai canoni prestabiliti. Che poi, prestabiliti da chi, questo non è dato sapere.
Così, mentre molte subiscono, zitte, quasi che denunciare fosse un’ulteriore peso da sopportare, altre trovano il coraggio di far sapere a chiare lettere cosa accade e di quali metodi vessatori si ritrovano vittime.
Ed ecco che anche la giunonica morona dal sapore un po’ ruspante che, in quanto a bellezza non ha mai lesinato, offre testimonianza – quasi come rappresentasse una sorta di liberazione – di come funzioni l’andamento, nel mondo pagliettato dello Star System.
Al di là dei lustrini rigide regole: ‘non scritte, non dette, non richieste‘. Eppure inderogabili.
“Non dobbiamo avere paura di mostrarci come siamo, ma accettarlo. Sì, vale anche per me e se uno ti dà la possibilità di farlo, allora significa che le cose, forse, stanno cambiando”. Dichiarazioni, quelle postate su Instagram, che intendono effettivamente raccontare come vanno le cose.
Una realtà triste. Quando ci troviamo ad immaginare, magari anche ad invidiare la carriera di chi presta opera nel patinato mondo di cui sopra, spesso tendiamo a sottovalutare la faccia ‘nascosta’ della medaglia. Una schiera di compromessi, silenzi… in cui abbassare la testa pare l’unico modo per sopravvivere.
Le vediamo così sfilare, ad un certo punto e a nostro avviso inspiegabilmente, talentuose o ‘capre’, belle o meno avvenenti, tutte drammaticamente uguali; stereotipi in plastica che raccontano la stessa, inesorabile storia. E non sono solo donne, lo ripetiamo, la legge è uguale per tutti. Poco importa che alle spalle abitino talento, esperienza. Nulla o quasi conta quel che c’è oltre. Perché l’era della comunicazione digitale si nutre soprattutto di immagini. Le ciancica, irrispettosa, le divora, le spunta, irriverente.
Essere umano, poi, è un’altra cosa. Un po’ come ci si domanda: “Come va?” e si risponde, automaticamente: “Tutto bene, grazie!“. In fondo, si tratta di una mera formalità. A nessuno interessa davvero. Né chiedere né, tanto meno, esporsi.
Tranne che in rari casi. Sul fronte femminista si critica la necessità di farsi fotografare nude. Ci si interroga se sia una comunicazione rivolta agli uomini, piuttosto che al pubblico femminile. In realtà il punto è un altro. Non è una questione di ‘veli o non veli‘. Il perno di tutto è il senso dell’armonia e del bello. Etica come estetica.
Ecco, la provocazione lanciata dalla Incontrada intende, forse, essere proprio questo. Un insegnamento al gusto. Un corpo, ogni corpo, possiede un che di ‘magico’ ed irripetibile. Costituisce un piccolo miracolo e ogni sua curva, ogni segno… ha un senso. Il senso stesso della vita di chi lo possiede. Tutto ciò richiede solo ammirazione e semmai, se non si possiede la sensibilità per potersene rendersene conto, almeno silenzio.
Lo ha compreso perfino lei, Manuela.
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