Altroché acqua, questa è carbonara distillata
“Ti va un drink? No, preferisco un buon bicchiere di… Carbonara“. No, non abbiamo le traveggole, perché, da oggi, è proprio così. Uno tra i piatti più lussuriosi e goderecci si trasforma in distillato, evidentemente non alcoolico e, per di più, a zero calorie. Roba da perderci la testa.
Idea di qualche sagrilego sperimentatore d’Oltroceano? Niente affatto. Stavolta la trovata è tutta nostrana ed è ad opera di Valerio Braschi, vincitore, a suo tempo, della Sesta Edizione di Masterchef. L’enfant prodige della cucina Italiana – aveva, allora, appena 18 anni – confermandosi il più giovane a salire sul podio, nel corso degli anni – è originario di Sant’Arcangelo di Romagna e, dopo aver trascorso lungo tempo in giro – da Rotterdam a Nuova Delhi, per citare solo alcune tra le tante tappe – ha deciso di fissare il suo Quartier Generale nella Capitale, a pochi passi da quello che ritiene il suo mentore: Igles Corelli.
“Ho scelto Roma, perché il progetto mi piace di più e posso esprimermi a pieno“, afferma. “Voglio riportare ciò che ho imparato, nella mia cucina”. Tant’è, la Carbonara da bere – che altrimenti non sapremmo come definirla – è servita, già da qualche tempo, nel suo 1978, nel quartiere Nomentano.
“Al netto di chiusure e riaperture, dovute alla curva dei contagi e alle disposizioni del Governo, la serviamo come amuse-bouche, in bicchieri o provette, che ne contengono 50 ml“, spiega.
Un lavoro piuttosto complesso. “Per farne 200/300 ml impieghiamo circa 2/3 ore. E’ un mix di zabaione al pecorino, brodo di pepe nero e crema di guanciale arrosto, che vengono mixati insieme. Uno strumento, il rotavapor, poi, distilla, a bassa temperatura e sottovuoto“. Ma il ‘nostro’ – lo sa bene chi lo ha seguito durante le imprese del Cooking Show – non si tira di certo indietro davanti alle sfide e, anzi.
“Non è un pasto sostitutivo“, precisa, ma la perfetta combine, per chi tiene alla linea e uno ‘shottino analcolico‘ un po’ fuori dalle regole non lo disdegna. “Tant’è che – aggiunge il giovane Chef – un cliente mi ha chiesto di preparargliene una bottiglia da un litro e mezzo. ‘Così posso assaporarla ogni giorno, senza mettere su chili’, mi ha detto”. E l’ha fatto sorridere. Ma la parte più divertente del servire questo assaggino è “nascondersi, per vedere le facce stupite dei clienti. C’è chi non ci crede e ci rimane di sasso. Ma sa effettivamente di carbonara“.
Ugual metodo, manco a dirlo, per distillati di Cacio e pepe, di Pane e Ciauscolo e dei più comuni abbinamenti, “che conservano – garantisce – nella nota olfattiva e nel gusto, gli stessi identici sapori dei cibi consistenti“.
Non sono mancate le critiche, ovvio e c’è chi, nell’immanente, ha gridato allo scandalo. “Sempre meglio della panna“, suggeriscono, tuttavia, i puristi, a cui un pizzico di curiosità, a dirla tutta, il ragazzo l’ha risvegliata. “Non me ne importa niente delle critiche” – asserisce Braschi, dal canto suo, con la schiettezza che, da sempre, gli è congeniale. “La cucina è libertà. Si può fare quel che si vuole, davanti ai commenti di coloro che criticano senza aver provato il distillato mi metto a ridere. Non sono in grado di dare un giudizio“.
E lancia l’ennesima provocazione: “Prima venite a berlo, il mio shot di Carbonara. Poi ne riparliamo“.
Ennesima, giacché già la sua Lasagna 2021 era finita sulla bocca dei più, pronti a dire la loro.
Una lasagna – in pratica – concepita in tubetto, con dentro la crema, con tanto di spazzolino di pasta all’uovo su cui spalmarla. E per completare l’operazione del ‘lavarsi i denti’, a fine pasto, un brodo di parmigiano da bere. Come fosse collutorio.
A maggio, dopo sei mesi di studio e preparazione, Braschi e relativo Team presenteranno il nuovo menù del Locale. Prima di entrare, tuttavia, sappiate che dovrete munirvi di fantasia, capacità di immedesimazione, un pizzico di scelerata passione verso cibo e sperimentazione e, non ultimo, un sano appetito.
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