Granita? L’originale ce l’hanno tramandata i Siciliani

Granita? L’originale ce l’hanno tramandata i Siciliani

Afa. L’abbiamo temuta ma, stavolta, straordinariamente, anche un po’ cercata. Di sicuro rimpianta, giacché ci evidenziava come fossimo giunti, finalmente, al punto in cui, tornato il caldo, tutto poteva ricominciare a rendersi possibile. Persino fare una passeggiata, all’aperto, privi di mascherina e refrigerarsi, per mezzo di una gustosa granita.

E già. Ma pronunciarne il nome, come accade pure per pasta, pizza e gelato, vuol dire rievocarne la paternità, sorta di vexata quaestio, dalla soluzione ancora in fieri.

Fate attenzione, che non si faccia confusione con sorbetto o grattachecca romana, che rappresentano ben altro discorso. Qui, ci si riferisce alle origini della granita, frutto dello scambio tra culture sapienti e antiche, quella d’Oriente e quella di Trinacria, all’epoca della dominazione della prima sulla seconda. Una storia d’amore lunga secoli che, oggi, si presenta al cospetto del palato sotto una forma e una comprensione immediata, piacevole e, negli innumerevoli gusti – al caffè, limone, pistacchio, mandorla, tutti i frutti – non risultando, senza tema di smentita, mai scontata.

Una ricetta dolce e fresca, la cui matrice va cercata, appunto, in Terra straniera. Pensate, persino il termine sorbetto – sharbat – deriva da altrettanto lontano. Per mezzo della dominazione araba, dunque, prese, in Sicilia, l’abitudine di aggiungere o ghiaccio o neve – quella appena raccolta dall’Etna, sia chiaro – un miscuglio a base di zucchero di canna, petali di fiori e frutti.

La sostanza, refrigerante, ricavata dal vulcano, dai monti Iblei e Nebrodi veniva, poi, conservata nelle neviere – costruzioni di pietra all’interno delle grotte vulcaniche – fino all’estate. Con l’avviarsi della bella stagione, la neve veniva grattata per essere ricoperta di sciroppi di frutta e consumata come pasto. Bisogna, tuttavia, spingersi fino alla metà del Cinquecento per poter rintracciare la medesima miscela, morbida e cremosa, con cui ci relazioniamo di consueto, priva di pezzi di di ghiaccio e, anzi, accattivante coccola per il palato.

Una consistenza, risultato di un processo di mantecazione in un pozzetto. Al suo interno, il composto veniva congelato e continuamente mescolato, preservandone freschezza e, al tempo stesso, fluidità. E se, di primo acchito, il sapore Principe venne rappresentato dal limone, ingrediente, tra l’altro, d’aiuto nel processo di conservazione, poi arrivarono tutte le altre declinazioni. Più o meno dolci. Più o meno complesse.

E, insieme, i metodi, o meglio, i riti per gustarla: inserita nel panino, nella brioche o con aggiunta di panna, a piacimento.

Di fatto, che la si preferisca nude o in combine con altri sapori, rimane una delizia. Una di quelle tentazioni a cui arrendersi, più che facile, è pressoché doveroso.

Classica… Granita-Frappè al Caffè

Ingredienti:

  • ½ tazza di zucchero
  • 2 tazze di caffè caldo 
  • Latte condensato

Preparazione:

Mescolate lo zucchero nel caffè caldo, finché non si dissolva e fate raffreddare. Mettete in un vassoio e poi nel congelatore, per circa 2 ore e mezza, frantumando ogni tanto.

Versare il latte condensato nei bicchieri e aggiungete la granita.  

Innovativa… Granita di rose e rabarbaro

Ingredienti:

  • 1/2 tazza di zucchero
  • 1 tazza e 1/4 di acqua 
  • 2 tazze di rabarbaro
  • 1/4 tazza di petali di rose ben lavati
  • 1 cucchiaio di succo di limone

Preparazione:

Unite lo zucchero e l’acqua in una casseruola e portate d ebollizione. Mescolate bene, fino a far sciogliere completamente lo zucchero.  

Aggiungete il rabarbaro e le rose e continuare a cuocere a fuoco medio, fin quando il rabarbaro cominci a rompersi.

Versate il succo di limone. Filtrate il liquido ottenuto con un colino e fate riposare, per circa 5 minuti. Lasciate raffreddare a temperatura ambiente, per circa 30 minuti e poi versate il tutto in un teglia, poco profonda.

Coprite con la pellicola trasparente e mettete nel congelatore. Ogni 30 minuti raschiate il composto con una forchetta. Dopo circa 3 ore, potrete servire.

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