A Porto Recanati… è tutta colpa del Rosmarino
Vongole sì, vongole no e, soprattutto, che non ci sia il rosmarino. E’ successo in un ristorante di Porto Recanati, dove un ignaro cuoco ha ‘osato’ sfidare le più rigide leggi dell’Arte culinaria. Ha aromatizzato, l’incosciente, la pregiata ricetta a base di pasta e molluschi bivalvi con la spezia, a quanto pare, vituperata ai clienti.
E’ bastato poco, davvero poco, perché gli animi si surriscaldassero. E dire che, la cucina, in genere, è sperimentazione. Ma, evidentemente, non nel caso in questione. L’erba utilizzata dall’ingenuo e sconsiderato chef non sarebbe risultata gradita ad uno spaurito gruppo di turisti, intenzionato ad esprimere il proprio disappunto. E lo hanno fatto, i nostri, in maniera piuttosto assertiva, per non dire, addirittura, aggressiva. Al momento di pagare il conto, è dovuto intervenire il titolare, insieme ad altre due persone, nel tentativo di prevenire la possibile rissa. Una domenica da dimenticare, allo chalet Bora Bora Beach della località marina.
Due coppie, provenienti da Spoleto – in sintesi – hanno amenamente pranzato presso il sito balneare, quando, “a un certo punto, probabilmente per non pagare il conto, hanno trovato la scusa del rosmarino, che utilizziamo negli spaghetti, per alzare i toni con i nostri camerieri; sostenendo che quel condimento non andava bene. Non soddisfatti di aver creato confusione, si sono alzati e si sono diretti verso la cucina. Avrebbero voluto aggredire il cuoco ma, per fortuna, io e altri due ci siamo messi a difesa della porta di servizio e non li abbiamo fatti entrare”. A testimoniarlo, direttamente il Patron del ristorante, Mauro Monachesi.
Agitazione che, a dirla tutta, non si è neppure placata lì. Alla fine, insomma, sono dovuti intervenire i carabinieri. “Fortunatamente, le acque si sono calmate. I clienti hanno pagato il conto e se ne sono andati, lasciando una recensione negativa. Più tardi, è venuta la Polizia Locale per chiederci come fossero andati i fatti. Stiamo valutando se sporgere denuncia“.
Tutto bene quel che finisce bene. Però… però… può un insaporitore rendersi il presupposto per un contraddittorio del genere? Va bene che ‘de gustibus non est diputandum‘; passi pure la delusione per un sapore che era si già delineato al palato e, invece, si è rivelato traditore. Ammettiamo pure la ‘botta di caldo’ che, con queste temperature, infervora i caratteri, ma poi ci si deve fermare. E non è neppure un fatto di buon senso. Semplicemente, si tratta di banalissima, ma sempre funzionale, educazione.
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