Da Ariete… ad Ariete

Da Ariete… ad Ariete

Ci vuole coraggio. Per vivere. Per scrivere e rivelarsi. Per corrispondere a se stessi.

Probabilmente, in questa breve lista, caro Amico mio, Io che, indomita, ho sfiorato spesso l’incoscienza, considero scoglio insormontabile, proprio l’accezione più semplice. Quale tra le tre? Di sicuro, non la seconda che, con la penna in mano, ci scopo l’esistenza. Me la fotto sulla carta. O meglio, ci faccio l’amore che, in questo non luogo, pure la disperazione assume un sapore delicato.

In quanto alla prima, le redini me le sono ritrovate tra le mani presto. Involontariamente. Troppo, forse. Ma tant’è. Non si può derogare a se stessi, giusto? Diverso è, se consideriamo il terzo punto. Vorrei poterti e saperti elencare tutte le volte in cui mi sono reinventata… Comincio a supporre di avere più vite dei gatti.

Confesso, non ricordo più nemmeno da dove sono partita. Così, se oggi me lo domando, cosa o chi sono, non lo so. Moglie? Amante? Compagna? Sono un truccatore? Un doppiatore? Un hair-stylist? Un regista? Un montatore? Una psicologa? Un giornalista? Un disegnatore? Un’insegnante? Una cantante? Un poeta… Uff… troppa roba, per una che, già da un po’, chiede solo di essere se stessa.

Un artigiano – buffo, adoperiamo la stessa parola per definirci – questo sì, me lo riconosco. Meticolosa e colma di passione. Senza un briciolo di pollice verde, riesco a seminare laddove tocco. E’ una magia ricorrente ma è un dono, non mi appartiene per conquista. E tutta questa vegetazione confonde, non facendomi accorgere di sfuggire, nel frattempo, a qualcosa di assai più semplice. E diretto. E poi che conta? Come dici Tu: “Cosa importa quel che c’è dietro?“.

Appartengo a mille nomi. Ho già vissuto infinite vite. Scoscese, che ho una predilezione per i dirupi. Ma in nessuna, finora, ho messo le mie capacità a servizio di me stessa. Non totalmente, almeno, non conoscendomi ancora a fondo. E nell’ultima, mio malgrado, mi sono rifugiata. Isolata, protetta, per certi versi, lontana…

… che mal sopporto l’idea di far male, di ferire, di colpire chicchessia.

Condivido, mio Consigliere, ogni tua parola. L’esperienza non la rinnego. Anzi, mi è utile. Ma c’è un’indole che reclama. Bussa, affamata di verità. Tutti combattiamo contro qualcosa. Io combatto contro qualcosa di ineluttabile. Ma poi chissenefrega, vero? Sto comprendendo questo. Quanto è affascinante l’idea di scomparire. Come sa essere seducente… ci fa sentire superiori a tutto. Distaccati. E, invece, c’ho incollata addosso un’irrimediabile voglia di sporcarmi; di mischiarmi agli errori del mondo. Di scoprirmi cedevole e irrisolta.

Mi sono addomesticata e poi perché? Come fa un’anima impetuosa a non scuotersi? A rifiutare di incendiarsi, secondo la sua stessa natura? Ti ricordi? Mi hai detto che volevo controllare il fuoco

Allora ho cominciato a depennare il superfluo. Ho preso a tagliare i rami secchi. A fare spazio a nuovi elementi sconosciuti… Ho ripreso in mano ciò che era già mio e l’ho scomposto, rivisitato, capovolto, fin tanto che ci sono riuscita.

Sai, sulla Carta d’Identità di battesimo mio padre ha scritto: “Ride sempre! Dunque, sono partita da qui. Mi sono detta: “Fallo splendere, questo sorriso. Recuperalo e vallo a cercare dove non te la sei mai sentita… Smolla, ma non mollare Te! Sii onesta, in questa nuova opportunità. E scava. Affonda fino giù e sfinisciti di vita. Cazzo arrenditi… che è così bella…

E ti ringrazio, perché hai compreso, senza che io parlassi. Hai letto in me… i dettagli non li conosci, ma poi che cambia?

Il mostro non è sconfitto e forse sarà Lui, un giorno, a fagocitarmi. Ma fino ad allora… So di non poter più fare a meno di andare dritta. Mi sono ripresa l’integrità mentale e la libertà di parola e la forza, mai abusata e messa a disposizione, piuttosto, degli atri…

Se ti guardo, talvolta, mi specchio e mi sento meno sciocca. Meno sola, in un’autostrada in cui è frequente avere l’impressione di viaggiare contromano. Insomma, la faccio breve che, poi, breve, già non lo è più… Volevo ringraziarti, e parlo all’uomo. Pe avermi costretta di fronte a me stessa.

In poche settimane, ho attraversato le irrequietezze della De Merteiul, la comicità involontaria di Domitilla, la sensualità di Eva, l’essere immarcescibile di Tommaso, e poi Bianca… con il suo fare tonto e con quel suo IMBARAZZO.

Già, ci ho riflettuto parecchio. L’ho cercato… e ricercato. Sai cosa mi imbarazza? Quando mi dicono Brava. Che mi sembra sempre di rubarlo, finché non arriva da me.

Allora, eccola la verità. La realtà è che sto imparando a chiedere aiuto, se ne ho bisogno. A fregarmene di giudizi e pregiudizi. A selezionare amici e conoscenti, secondo una misura che è tutta personale e che non vuole piacere ad ogni costo. Ad accettare quel che non mi piace, con sguardo benevolo. E rimanere morbida, di fronte agli urti.

Per la prima volta da quando avevo 12 anni ho re-indossato scarpe da ginnastica. E ho capito che il concetto di goffo, o buffo, possono non farmi necessariamente paura…

E poi c’è l’acqua. Hai ragione. Controllo il fuoco. Porca zozza, se mi tuffo nell’acqua non è così! Non posso… E Dio solo sa quanto sia riposante.

Ecco, chiudo. Che a questo punto ti avrò annoiato. Ti sei dato tanto. Sperticato in consigli, in urla, in suggerimenti. Volevo rassicurarti. Non so se sarò mai un’attrice, che questo non posso garantirtelo. So, però, che la donna di oggi non è quella di ieri, o dell’altro ieri. E, in questa costruzione, hai lasciato parte di te.

Ti restituisco, quindi, per quel che posso, il tuo. Da essere umano ad essere umano. Perché Tu stesso ne possa trarre del buono. Viviamo di Energie, ha spiegato. E sono talmente labili… Allora facciamone scambio, che a tutti servono… Riponile, le mie, se non è adesso. Saprai Tu quando farne uso. Ne sono certa.

Questo Natale sarà, forse, il mio primo Natale. Lo voglio immaginare così. Beh, sappi che, tra i brindisi, ci sarai anche Tu!

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