L’ultima frontiera dei cartoon
Presentato, fuori concorso, al Festival di Cannes 2022, sbarca nelle sale, a partire da oggi, “Anna Frank e il Diario Segreto“.
Un lavoro… sudato, dal momento che, per giungere al traguardo, sono occorsi ben otto anni. Merito di Ari Folman, regista candidato all’Oscar e vincitore, a suo tempo, del Golden Globe per “Valzer con Bashir“.
Il retelling in esame porta con sé il chiaro intento di avvicinare le nuove generazioni alla tematica dell’Olocausto. Nel film d’animazione, difatti, il cineasta, affiancato dalla disegnatrice Lena Guberman, dà vita al personaggio di Kitty, l’amica a cui si rivolge Anna, nel suo Diario. Una figura immaginaria ma enormemente amata, in una febbrile ricerca attraverso l’Europa di oggi.
Del resto, la vicenda, riattualizzata, nasce attraverso una sorta di miracolo: Kitty, alla quale Anna si rivolge nelle sue pagine, prende vita nella Amsterda attuale. Ignara del fatto che siano trascorsi 75 anni, la ragazza si convince del fatto che, viva Lei, lo sarà – di certo – anche la coetanea.
Dunque, inizia a cercare l’artefice delle numerose missive, senza sosta, attraverso un territorio moderno, cambiato e ripercorre, nel frattempo, assistita dall’amico Peter, che gestisce un centro di accoglienza segreto per rifugiati clandestini, le tracce di colei a cui, da tempo incalcolabile, si sente legata.
Prende, pertanto, il là, un racconto che, dall’Annessione alla tragica fine, si fa carico e fotografia di un mondo lacerato, pieno di ingiustizie perpetrate, soprattutto, nei confronti dei più piccoli. Ecco, allora, che la protagonista, grazie al proprio bagaglio di onestà e al senso morale, si fa latrice di un messaggio di speranza e generosità, indirizzato – secondo la stessa volontà di Anna – alle generazioni future.
“Cercavamo una nuova dimensione attraverso la quale raccontare la storia dell’Olocausto“, ha spiegato Folman e così è stato.
“La principale novità è stata trasformare Kitty, da amica immaginaria di Anna, in una persona reale. Lei – e non Anna Frank – è la protagonista del nostro film… Quello che credo sia la forza del diario e la ragione del suo successo tra i più giovani è che, in questo libro, non c’è violenza, non c’è orrore ma l’intimità di una ragazza e la sua crescita“.
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