Colombe D’Or: tana di artisti, bacino di cultura
Ti giri e ti trovi circondato dalle opere di Picasso e Matisse. Appena fuori, puoi immergerti nelle acque della piscina, protetto da sguardi indiscreti, grazie alla presenza di altissimi cipressi. Ad affiancarli, le sculture di Calder e i mosaici di Braque.
Dove siamo? Vi rispondiamo, semplicemente, che ci troviamo in uno tra i luoghi più leggendari di Francia, vale a dire presso la Colombe d’Or, elegante pensione familiare, ancora gestita dai Roux, situata in quel di Saint-Paul-de-Vence. E’, questo, un piccolo e romantico villaggio medievale, abbarbicato sulla montagna, nella regione della Provenza. Sorta di borgo incantato, è qui che hanno soggiornato, per anni, fior di artisti. Dal poeta Jacques Prévert al pittore Marc Chagall, in compagnia della moglie Bella. Una di quelle mete, per intenderci, da visitare almeno in un’occasione nella vita.
E la Colombe d’Or, insieme alla Fondazione Maeght, che si trova all’ingresso del paese e che accoglie una collezione di opere d’arte – privilegio rarissimo – che vanno da Mirò a Giacometti, ne è l’autorevole portavoce.
Il proprietario, François Roux, definisce l’albergo “un indirizzo atipico. La sera balliamo sulla terrazza e, qualche volta, litighiamo. Forse un po’ troppo spesso“. Abitudine, intrapresa in un lontano 1920 e portata avanti di generazione in generazione, con allegria, bonarietà, nonchalance… fino ad ora. Tanto da istituire, come stemma, una colomba, simbolo di pace per eccellenza.
Si trattava, un tempo, di una capanna, composta da un piano e tre camere da letto occupata, di volta in volta, da pittori rapiti dalla luce del Sud. Ne arrivavano a decine, tanto che, negli anni Trenta, monsieur Paul decise di aprirvi anche una scuola di pittura. All’ingresso aveva appeso un cartello, con su scritto: “Qui veniamo a piedi, a cavallo o dipingendo“.
Spesso, gli ospiti pagavano vitto e alloggio, proprio per mezzo delle loro opere. Almeno questo è quanto narra la leggenda. Del resto, non erano certo persone comuni: Picasso, Léger, Chagall, Renoir. Superstar dell’epoca, intente a donare il frutto del rispettivo lavoro in cambio, banalmente, di una zuppa di lenticchie.
In sintesi, la storia della Colombe d’or si è, a mano a mano, intrecciata con quella dell’arte più sublime, tanto da divenire, essa stessa, cultura. Nel 1951, Yves Montand sposò – qui – Simone Signoret. Quarantadue anni a seguire, fu la volta della coppia formata da Bernard-Henri Lévy e Arielle Dombasle. Ma fu, questo, anche il posto in cui si viziarono Winston Churchill e Francis Ford Coppola, Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir, i coniugi Fitzgerald, Ernest Hemingway e James Baldwin, Brigitte Bardot, François Truffaut e Jean-Paul-Belmondo.
Addirittura, gli editori Martine e Prosper Assouline hanno dedicato alla dimora il loro primissimo coffee table book, parte dell’iconica collezione.
Non aspettatevi, in permanenza, di trovare una spa né, tanto meno, negozietti alla moda. Il menù, presso il ristorante, è immutato da decenni, tanto che la mega carta dove i piatti sono scritti in corsivo colorato è considerato un oggetto di culto. Stesso dicasi per gli arredi, i pavimenti, i bagni rivestiti dalle piastrelle in maiolica, i vecchi kilim, che arredano le 13 stanze diverse tutte l’una dall’altra e i 12 appartamenti. In questa locanda, priva di sfarzo e volutamente imperfetta, il corridoio è, ancora, troppo stretto; le scale impervie e labirintiche.
Eppure, gli si perdona tutto. Basta svegliarsi, al mattino, fra il cinguettio degli uccelli e dare il là alla giornata nella terrazza-giardino, consumando l’intramontabile colazione intercontinentale. Succo d’arancia-pasticcini-scaglie di burro striato vengono pasteggiati, amenamente, sotto un Picasso o accanto a un César, escamotage infallibile, per riconciliarsi con il mondo.
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