Così vicini al sintetico che… persino la carne
Era il 1932. Un lontanissimo 1932, quando niente di meno che l’illustre sir Winston Churchill, allora in attesa di diventare Primo Ministro – prefigurava un futuro ‘diverso’.
“Presto” – era la previsione – “ovvieremo all’assurdità di dover allevare polli interi, per nutrirci solo delle ali o delle cosce. Riprodurremo solo le parti che ci interessano, con strumentazione adeguata“.
Una profezia che, oggi, trova credito nella carne sintetica. Lontana dal rendersi disponibile sulle nostre tavole è, tuttavia, da tempo, oggetto di una cospicua serie di investimenti per la creazione, al riguardo, di start up ritenute all’altezza. Dunque, l’idea se la contendono Multinazionali, Governi… addirittura Star Internazionali, nell’intenzione di arrivare a formulare il cibo del futuro.
La produzione – per chi volesse saperne di più – origina dalla coltivazione in vitro di cellule animali che, dopo un passaggio di moltiplicazione, vengono trasformate in prodotti alimentari, del tutto simili ai convenzionali.
In pratica, sull’esemplare adulto viene effettuata una biopsia, con tanto di prelievo. In laboratorio, poi, le cellule vengono coltivate. Il risultato, diversificato, viene quindi raccolto. Da qui, la trasformazione, in maniera tale da diventare commestibile per l’essere umano.
“Prodotti artificiali“, insomma, “competitivi“. Un passo in avanti esponenziale, se si pensa che ‘la prima volta’ fu nel 2013, quando i ricercatori dell’Università olandese di Maastricht realizzarono il N°0, immettendolo sul mercato all’impopolare prezzo di qualche centinaio di dollari. Ebbene, le cose, da allora, sono cambiate e pure in fretta. Prova ne dà Singapore. Qui, nel dicembre 2020, è stata approvata la vendita – presso i ristoranti – di crocchette di pollo da carne coltivata, alla cifra, largamente più accessibile, di 23 dollari.
Valida alternativa all’originale?
Se ne dibatte, sia dal punto di vista del valore nutrizionale (alcuni prodotti contengono, loro malgrado, un’alta percentuale di sale e grassi); sia per quel che riguarda la sostenibilità. L’impatto ambientale, rispetto ad alcuni allevamenti ‘ben gestiti’, potrebbe addirittura rivelarsi maggiore.
Tant’è. A supporto di garanzia, i rigidi controlli effettuati dalle autorità competenti, in particolare dall’Unione Europea. Al momento – lo ricordiamo – lo smercio di Novel Food non è autorizzato. E si valuta, ancora, in relazione ai possibili rischi, caso per caso. E, se l’Organizzazione Mondiale della Sanità e L’enciclopedia Britannica sono concordi nel valutare, nel loro glossario, come carne, tutte le parti commestibili dell’animale, allora si ritorna lì, alle parole, sagge e lungimiranti di Churchill che, a suo modo, ci aveva visto lungo. Occhi e palato attenti, in attesa di sapere consa avverrà un domani…
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