Racconto di un poeta piccino picciò

Racconto di un poeta piccino picciò

Tanto clamore, quello di questi giorni. Troppo, forse, per accorgersi di quel che succedeva, attorno. Più mesto e silenzioso se ne andava, esattamente nelle stesse ore in cui ci apprestavamo a salutare il Cavaliere, un altro. Oh, non un politico, no. Uno di certo più modesto, nelle pretese. Uno per i qual non si è pensato di richiedere i funerali di Stato.

Serie b? Niente affatto. “Francesco Nuti aveva tutto e ha deciso di perdere tutto“. 68 anni, per l’attore e regista, che si è spento lunedì; contro gli 86 di Silvio. Un combattente, quest’ultimo. Uno votato alla vita. L’altro, per detta di chi lo conosceva bene: “Uno che si è autodistrutto“.

Un talento, questo è fuor di dubbio e chi ha avuto modo di vedere alcune tra le sue pellicole, in specie le prime, non ha potuto non rendersene conto. Un talento, tuttavia, affetto da alcolismo; un tentato suicidio alle spalle, un trauma cranico che l’ha costretto, negli ultimi anni, su una sedia a rotelle… un’anima fragile e intensa – potremmo sintetizzarla così – beffata, fino all’ultimo, dal destino.

Il declino di Francesco è cominciato prima della caduta del 2006, quando qualcosa si è rotto nel suo equilibrio. La sua è una parabola misteriosa, incomprensibile…“, così ne parla Giuliana De Sio, sua ex compagna, di vita e di lavoro. “Nessuno sa spiegare perché, all’apice del successo, Francesco abbia cominciato a cadere“, aggiunge e fa notare, con la praticità che la contraddistingue: “Francesco se ne era già andato tanto tempo fa“.

Ecco, queste sono scelte talmente personali che c’è davvero poco da commentare. Alessandro Haber lo ricorda così: “Ci siamo frequentati per tanti anni, ho vissuto il suo periodo più difficile. Beveva tanto, troppo. Beveva e noi amici lo sapevamo, ma beveva anche a nostra insaputa…”. Eppure, prosegue, “ho avuto questa fortuna, di essergli amico. Di voler bene a un artista fuori dai canoni, tutti. Un autore di cinema molto personale, curioso. Un uomo stravagante, difficile, ma con una specie di poesia che si riconosceva come una firma in ogni film“.

Era difficile anche solo incontrarlo, così disarmonico, si chiudeva in se stesso e nell’alcol e in quelle birre avvolte in sacchetti di plastica. Eppure quel suo sorriso e quella fossetta e gli occhi malinconici, l’egocentrismo e il fascino, tenerezza e dolcezza, erano gli stessi, e quando ti sorrideva ti si piegava il cuore. Sapeva coinvolgere tutti, soprattutto le donne“. Già, le donne, tante, belle… anzi, bellissime. Interpreti dei sui film, della sua disperazione, della sua ironia.

Amanti di una vita sgangherata: Ornella Muti, Clarissa Burt, Giuliana De Sio, appunto ed Isabella Ferrari, giusto per citarne alcune. “Un ragazzo dalla grande fortuna; ma quel demone dell’alcol da cui non c’era ritorno…” l’ha consumato, ci prendiamo la libertà di concludere noi.

Un tuffo nella malinconia più scanzonata, il suo, che non può che chiudersi, tuttavia, con il ricordo di un sorriso scaturito da cuore. Dolcissimo, indimenticabile, per chi quell’anima ha potuto sfiorarla, anche solo per un attimo. Moto di disarmante tenerezza e tanta, tanta umanità…

Ciao, Francesco!

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