Suleman Dawood come Homer Simpson

Suleman Dawood come Homer Simpson

Un’esperienza di legame“. Qualcosa che, per intenderci, avrebbe dovuto cementare il loro rapporto. Suleman Dawood aveva detto di sì, semplicemente per accontentare il papà. Lo scorso weekend, quello del 18 giugno, negli Stati Uniti ricorreva, difatti, la Festa che in Italia ha cadenza, regolarmente, il 19 marzo.

Mio nipote aveva confessato a un nostro parente di non sentirsi pronto“, si viene a sapere, però, adesso, per voce della zia. Se, dunque, l’uomo d’affari di origine pakistana – Shahzada Dawood – tra le cinque vittime, insieme al figlio, della catastrofica implosione del Titan aveva tutte le intenzioni di gettarsi nell’avventura (per lui, anzi, racconta la donna, rappresentava una vera e propria ossessione), così non deve essere stato per il ragazzo.

Era spaventato e terrorizzato all’idea dell’escursione, ricorda la donna. “Adesso resterà nella storia, dopo questa tragedia“.

Mio nipote è diventato parte della leggenda del Titanic – prosegue – perché questa tragedia verrà per sempre associata al naufragio della nave“, constatando amaramente che, visti i fatti, il fratello “ha così realizzato il suo sogno“.

Intanto, dopo aver cristallizzato l’esplosione del sommergibile, emergono nuovi dettagli nelle indagini. “Il mezzo è imploso e i detriti sono dovuti alla catastrofica perdita della camera di decompressione“, rende noto la Guardia costiera statunitense. I rottami – cinque in tutto – sono stati rinvenuti sul fondale, a circa 500 metri dai resti dello storico transatlantico.

La Casa Bianca, a sua volta, ha espresso “vicinanza alle famiglie” che, come si legge in una nota, “negli ultimi giorni, hanno attraversato un calvario straziante e li teniamo nei nostri pensieri e nelle nostre preghiere“. Ringrazia, poi, quanti hanno partecipato alle ricerche.

Tutto, insomma, secondo copione. Poi c’è dell’altro. L’insondabile, l’imprevedibile, ciò che fa drizzare i peli… Se a bordo del piccolo batiscafo della OceanGate l’ossigeno è, con tutta probabilità, terminato, una vicenda assai simile viene raccontata in un episodio della 17° edizione (il numero non cade a caso) de I Simpson.

Nella puntata in merito, trasmessa nel 2006 (nel 2007, qui da noi), intitolata, nemmeno a farlo apposta: “Homer e la paranoia della paternità“, il protagonista si trova alle prese con il dilemma di individuare il suo vero padre. Dopo aver scoperto, in una vecchia lettera, che potrebbe non esser figlio di Abe, riesce a risalire al ricco Mason Fairbanks. Un test del Dna, poi, sembra confermare il vincolo. I due, allora, presi dall’entusiasmo, decidono di avventurarsi in viaggio nelle profondità dell’Oceano, alla ricerca di un tesoro nascosto. A centinaia di metri sott’acqua, però, inizia il dramma. Il sommergibile si incaglia e…

Il resto è storia. Anzi, in questo caso, è cartoon, con il dovuto e atteso lieto fine. Ben diverso l’epilogo, nella realtà. I ricchi milionari, in questa circostanza, non ce l’hanno fatta e l’amore, lo stesso che, nel cartone, si rivela l’arma vincente, qui conduce altrove. Verso una fine non attesa, non voluta. Oscuro presagio, ancora una volta, la fantasia di chi ha scritto la trama di qualcosa che, a ben pensarci, poteva – volendo – essere evitato.

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