Niente più colazione e poco sport: ecco la fotografia di quel che saremo

Niente più colazione e poco sport: ecco la fotografia di quel che saremo

Cambiano le generazioni, si evolvono le abitudini. Si modifica, pure, l’approccio degli Italiani al cibo. Nello specifico, parliamo della fascia giovane e di come quest’ultima gestisce il momento della colazione e il rapporto con l’attività fisica.

Fonte, un’analisi condotta dal portale Skuola.net, in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione 2023. Ebbene, prendendo a riferimento gli ultimi dati Istat sull’argomento – risalenti al 2022 – ci si accorge che sono in molti i ragazzi e le ragazze che non praticano alcuna attività sportiva, neppure blanda: tra i 15 e i 17 anni, circa un quinto del totale (19,3%); mentre i 18/19enni sono addirittura un quarto (26,9%).

Il dato in sé, in effetti, dice poco. Diverso è, però, se lo si paragona con i numeri di qualche anno addietro. Gli inattivi – se così vogliamo definirli – nel 2017 erano il 16,6% tra i più piccoli, il 20,8% negli appena maggiorenni. Ne deriva che, nell’arco di soli 6 anni la platea dei sedentari totali si è allargata, in entrambe le categorie, di altrettanti (o quasi) punti percentuali.

Non solo. Pur volendosi concentrare su chi, al contrario, afferma di fare movimento, le cifre rasentano il ‘minimo indispensabile’. I 15enni e 17enni che si accontentano dell’indispensabile sono il 20.6%; mentre il 7,8% si mette realmente in moto, saltuariamente. Idem, tra i più grandi: il 20,4% pratica giusto qualche attività; l’11,3% si dedica alla cura fisica del corpo, ma con intermittenza.

Il che, facendo due rapidi calcoli, attesta che solo la metà dei giovani pratica sport in modo continuativo: rispettivamente, il 52,3% e il 41,3%. Valutazioni queste, peraltro, costanti nel tempo.

Altra constatazione riguarda, poi, quello che viene considerato, in fatto di nutrizione, il momento più importante della giornata.

Ne emerge che, in generale, nelle medesime fasce d’età, 1 su 4 la mattina non si siede proprio a tavola; mentre il consumo di latte associato al cibo sta calando in maniera sensibile. E’ consuetudine solamente per il 40,3% e per il 34,5%.

E anche il pranzo sta perdendo, via via, la sua centralità. Più si cresce, più è la cena ad acquistare punti, probabilmente in risposta alla carenza – o mancanza – di tempo. Tutto bene, insomma, finché si resta in casa, per ridursi drasticamente, la percentuale, nel momento in cui si sale con l’età e si comincia da avere a che fare con mense, bar o ristoranti. 1 su 5, tra i 25/34enni, difatti, è solito consumare il suo pasto sul luogo di lavoro.

Ancora, c’è un altro elemento da prendere in considerazione, portato alla luce – questa volta – da una recente indagine Eurispes e, cioè, che le nuove generazioni sono sempre più propense ad intraprendere scelte vegetariane o vegane. A tal proposito, tema che induce a riflettere, è il fatto che proprio nelle fasce d’età più basse si registrino i picchi più forti. Sono soprattutto i giovanissimi (18-24 anni) a scegliere una dieta vegetariana (8,3%). La maggiore adesione all’alimentazione vegana è, invece, riscontrabile dai 25 anni in su (3%).

Una deriva, che non lascia presagire alcunché di buono. Un tempo si soleva dire: mens sana in corpore sano. Oggi il concetto è cambiato, a favore di comportamenti meno pensati, conformi allo stile di vita ma non per questo, necessariamente validi.

Siamo ciò che mangiamo, ma anche come lo assumiamo e il nostro corpo è il racconto evidente del nostro stato di salute. Di ciò andrebbe tenuto conto. Lezione da impartire adesso, per trovarsi bene domani.

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