Quella società orfana di bambini… e appagata e di esserlo
Figli? Ma neanche a parlarne. Almeno, così, attestano i dati di un’indagine condotta, nel 2022, da un team di ricercatori della Michigan State University. La ricerca ha evidenziato che circa uno statunitense adulto su cinque preferisce non avere figli. Risultato che ha dapprima sconcertato, poi incuriosito gli studiosi.
“Abbiamo scoperto che, in Michigan, il 21,6% degli adulti, ovvero circa 1,7 milioni di persone, ha consapevolmente deciso di non procreare“, attestano gli esperti. E, sebbene molte donne siano convinte della scelta, vengono comunque poste di fronte al fatto che potrebbero, più in là, pentirsene.
Dire che, molte, stabiliscono di non voler diventare madri in giovane età, spesso entro i 20 anni e davvero in poche sono portate a cambiare idea. Quarantenni, la pensano esattamente alla stessa maniera. Al riguardo, si è – dunque – cercato di approfondire. Ebbene, i nuovi studi non hanno fatto altro che confermare ed avvalorare i precedenti: in media, una persona su cinque non intende diventare genitore. “Abbiamo scoperto che il 20,9% degli adulti del Michigan non vuole avere figli, cifra che si avvicina molto alla nostra, precedente, del 21,6%. Ciò significa che oltre 1,6 milioni di persone, in Michigan, non ha figli“.
Facendo i dovuti calcoli, se ne deduce che si contino in “circa 50-60 milioni, gli statunitensi che non hanno figli, per scelta“.
Segni di pentimento, o di ripensamento, pochi o nessuno. “Anzi, i genitori di età più avanzata erano leggermente più propensi a voler cambiare qualcosa, nella loro vita“. Aspetto, assente nei partecipanti senza prole.
Conclusioni, peraltro, quelle emerse dalle investigazioni della celebre Università, niente affatto isolate. Ulteriori recenti inchieste hanno dimostrato che, chi sceglie volontariamente di non essere padre o madre, non si pente e non è meno felice di chi li ha.
Nel 2016, ad esempio, uno studio della Princeton University e della Stony Brook University ha rilevato che c’era “pochissima differenza” tra soggetti – con e senza figli – in quanto al grado di soddisfazione nella vita, indipendentemente dalle fasce di reddito e di istruzione, dal credo religioso o dalle condizioni di salute.
In pratica, spiega chi ne sa: “Io scelgo un’arancia perché mi piacciono le arance. Tu scegli una mela perché ti piacciono le mele” e “non c’è alcuna ragione per pensare che le tue esperienze siano migliori delle mie“. Tradotto: il concetto di felicità è ricco di sfumature e può differire, da persona a persona. C’è chi, nella genitorialità, trova il senso del proprio esistere; chi, al contrario, lo individua nella libertà o nella stabilità. Tant’è, ogni stile di vita possiede i suoi vantaggi.
“Se, da un lato, avere figli aumenta la soddisfazione, dall’altro comporta un’enorme dose di responsabilità e di stress quotidiano. Ciò si traduce in una montagna russa di intense emozioni, nel corso dell’esperienza“, più o meno gradevoli… e gradite.
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