Gorizia: melting pot di sapori antichi e di tradizioni… vicine vicine
Partiamo dal presupposto che si tratta di una città mittel-Europea e che, dal punto di vista gastronomico, rappresenta un incontro di cucine. Si va dalla friulana, alla slovena, alla triestina (giuliana), tutte tese a regalare le personali influenze. Così, in quel di Gorizia si può trovare di tutto – o quasi.
E l’incontro con Grado e il suo know haw è pressoché d’ufficio. La tappa tra i due capoluoghi rende onore a un territorio che, partendo dall’Adriatico e ‘arrampicandosi’ verso l’interno sino al Collio, onora, attraverso i suoi prodotti, le grandi terre del vino italiano (e sloveno). 1500 ettari, in cui si intersecano vitigni autoctoni come la Ribolla Gialla o lo Schioppettino, con altri, dalla valenza internazionale, tra cui il Sauvignon Blanc o lo Chardonnay. Ne nascono rossi intensi e ricchi di carattere e bianchi corposi, morbidi, ricchi.
Esempio di fusion tra realtà confinanti. Protagonisti, pesce di prima scelta e selvaggina: fagiano, lepre, capriolo, cinghiale – altrettanto di qualità – preparati secondo la tradizione locale o arricchiti da accenti austriaci ed ungheresi. Allo stesso modo, vanno forte i bolliti di carni varie, il prosciutto cotto nel pane servito con salsa di cren e poi gulasch, assai rinomato da queste parti.
La passione nei confronti delle grigliate può dirsi storica, influenzate, queste ultime, dalla cultura balcanica. Tra i primi piatti, la pasta fatta in casa e tagliata a strisce (i blecs), condita con sughi di carne, oppure gli gnocchi di semolino e patate ripieni di susine e conditi con burro fuso e cannella o, ancora, le minestre di verdure, a partire dalla celebre Jota, la minestra di cavoli, fagioli e stinco o il famoso Gugelhupf (localmente chiamato Cugluf), rappresentano un punto di riferimento, per i turisti desiderosi di accomodarsi a tavola.
Eredità della tradizione contadina, le frittate sono presenti, nelle più disparate varianti: con gli asparagi, con i germogli di luppolo selvatico, con le erbe.
Prodotti, come il Presniz, anche detto Gubana Goriziana (pasta dolce lievitata, con un ripieno di noci, uvetta, pinoli, zucchero e grappa), rientrano sotto l’appellativo di ‘tipici‘. Altro vanto locale, la Rosa di Gorizia, radicchio dalla forma riconoscibile e amato persino dai grandi Chef.
Dove fermarsi ad assaggiare le prelibatezze appena elencate?
Trattoria ai Ciodi – Grado (GO)
Situata sull’isola di Anfora, nella laguna di Grado, ci si arriva, romanticamente, anche in barca. Magari fermandosi a dormire, per ripartire la mattina seguente. Un’osteria, gestita a livello familiare, in cui il fritto misto, il Boretto, gli spaghetti al granciporro sono fuori dal comune. Al tramonto, l’atmosfera è eccezionale.
Al Piave – Mariano del Friuli (GO)
Tra le più antiche trattorie della regione, la cucina, in linea con la tradizione ma senza rimanerne schiava. Le paste in casa e i piatti di carne, cinghiale, cervo, maiale rappresentano i pezzi forti. Gelati della casa e strudel, per chiudere. Cantina, con il top della produzione del Collio.
Deviazione obbligatoria, per una tappa da Antonia Klugmann, in una dimensione di ristorante unica, custodita in un bosco, piccolo e curato. Grazie al suo tocco, chi ama la cucina ‘naturale’ si troverà benissimo.
Da oltre un secolo, la famiglia Blanch accoglie amici vecchi e nuovi in una trattoria, a due passi dalla Slovenia. Si viene qui, anche solo per gli intramontabili blecs con il sugo di gallo. Senza nulla togliere a gnocchi e tagliolini, crespelle con erbe selvatiche, stinco di vitello e baccalà.
Rosa di Gorizia con le frizze, sardoni impanati con radicchio e fagioli, gnocchi ripieni di susine. Le specialità offerte dal locale, elegante e curato e poco distante dal centro storico valgono la pena di un viaggio. Il menù è attento alle stagionalità, ai prodotti locali e ai Presidi Slow Food. La carta dei vini non trascura le migliori espressioni del Collio.
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