Un fiorino! E il gioco è fatto

Un fiorino! E il gioco è fatto

Parliamo di… sistemi fiscali. Quelli, per capirci, lontani secoli ma sempre presenti. Come si suol dire: ‘Puntuali come le tasse!‘ e tale è stato, nel corso della storia. Alcune, tra queste, decisamente bizzarre; talaltre, tutt’oggi in vigore.

Fatto sta, numerose hanno, nel configurarsi degli anni, tracciato il solco di pagamenti, del tutto o quasi insensati. Volete qualche esempio?

Partiamo dalla notte dei tempi, dunque dall’Antico Egitto. L’olio da cucina, da queste parti, era tassato. Ne detenevano, difatti, la produzione, i Faraoni. Pertanto, il riciclaggio era severamente vietato. 

Spostiamoci di poco. Siamo nella Capitale, nel periodo Imperiale. Ebbene, sappiate che i Romani ritenevano l’urina un bene prezioso. La adoperavano per una disparata serie di finalità: per l’abbronzatura, la pulizia della lana e persino lo sbiancamento dei denti.

Augusto, a sua volta, decise di mettere una trattenuta sugli uomini non sposati, di età pari o superiore ai 38 anni. Pagavano gli scapoli, insomma, ma anche chi non aveva figli.

Stessa prassi, anche da parte del Parlamento britannico. Siamo nel 1695, momento in cui furono introdotte le tasse sugli scapoli sopra i 25 anni e su tutti i vedovi senza prole.

E c’è pure chi, in vena di guadagni veloci, si era inventato la tassa del codardo (Scutage o scutagium). Accadeva sempre in Inghilterra, dove i cavalieri non potevano rifiutarsi di combattere in battaglia.

Non ci spostiamo, per raccontare che, qualora si desiderasse che la propria parrucca conservasse un bell’aspetto e un buon odore, occorreva pagare appositamente e profumatamente – appunto – per la polvere apposita. Il Duty on Hair Powder Act è stato introdotto in Gran Bretagna, per la precisione, nel 1795.

Ancora, Oliver Cromwell, che governò le Isole britanniche come Lord Protettore dal 1653 al 1658, non amava particolarmente i monarchici. Dunque, stabilì che sarebbe stata una buona idea far pagare loro un pedaggio.

Non solo il Duties on Clocks and Watches Act – datato 1797 – richiedeva un contributo sul possesso degli orologi, ma addirittura ai rivenditori si richiedeva un tot annuale. Legge, dall’impatto talmente negativo, da venire abrogata nel 1798, a distanza di appena un anno.

Sui cappelli da uomo, invece, presero il via le trattenute, nel 1784. L’importo dipendeva dal tipo e dal valore dell’accessorio.

Che dire delle candele? In Inghilterra, i produttori si videro costretti a pagare una nuova tassa, nel 1709. Non solo, ai cittadini era vietata la produzione in casa, almeno fino al 1831.

Ugualmente, in Unione Sovietica, dal 1941 al 1990, il Governo prese a rivalersi su scapoli e single, ma anche sulle famiglie poco numerose.

Nel 1698, Pietro il Grande di Russia pensò bene di introdurre un’imposta sulla barba. Semplicemente, lo Zar voleva che suo popolo si tenesse al passo con l’abitudine, consueta in Europa d’Occidente, di radersi. Gli evasori venivano, se catturati, rasati direttamente dai gendarmi; mentre quanti avessero pagato di tasca propria ricevevano, a dimostrazione, un gettone di rame.

Della quota sul sale si sa un po’ di più, giacché se ne è sentito parlare più spesso. Già a metà del XIV secolo, i francesi pensavano che si trattasse di una trovata geniale. La gabella, pare, tuttavia, risultò talmente impopolare, da considerarsi tra le cause della Rivoluzione.

Il dazio inglese sul sapone fu introdotto nel 1712 e durò ben 141 anni. Scelta, che ha trasformato l’oggetto in un bene di lusso.

Nel 1885, i Cinesi dovettero pagare una somma studiata per il soggiorno in Canada. Norma, ingegnata per contravvenire all’immigrazione, abolita solo nel 1923.

A proposito del Canada, i produttori di cereali ottengono un’agevolazione fiscale se, nel pacchetto, includono anche giocattoli.

Vogliamo parlare della Grande Mela? In quel di New York, chi si trova ad acquistare un bagel preparato in negozio (tagliato e confezionato), deve aggiungere un quid in più.

Rimaniamo negli States. Sapete quali sono i criteri utilizzati in Illinois, per definire commercialmente le caramelle? Qualora contengano farina, sono tassare alla stregua di un normale alimento; solo, ad una percentuale inferiore.

Volete ridere? La Mulakkaram era la tassa sul seno – avete capito bene – imposta alle donne di casta inferiore del Regno di Tranvancore (l’odierno stato indiano del Kerala), nel IXX secolo. Le dirette interessate non potevano indossare indumenti che coprissero la sezione superiore del corpo, salvo che uniformandosi alla richiesta statale.

Nel 1935, l’Alabama introdusse una tassa del 10% sui mazzi di carte. Respinta, poi, 2015. Stessa mossa, anche per gli Inglesi, nel lontano 1710.

Questa le batte tutte, o quasi. Parliamo di carta da parati, ancora una volta protagonista l’Inghilterra. Nel 1712, stampe, fantasie o dipinti richiedevano un costo aggiuntivo, evidentemente esoso. Ma, come ogni buona regola che si rispetti, si escogitò il modo per aggirarla, fino all’abolizione, nel 1836.

Introdotta nel 1784, la tassa inglese sui mattoni si protrasse fino al 1850, conducendo al fallimento di numerose aziende e allo spreco di una maggior quantità di legname. Un vero disastro.

Lo Stamp Act del 1765 pesò sulle spalle dei coloni americani britannici, presi a pagare un ‘aggiunta su dadi, carte da gioco e giornali. Disegno di legge che innescò enormi proteste, abrogato l’anno successivo.

Nel 1696, anche le finestre costituivano motivo per pagare. Così, i poveri iniziarono a murarle, nella speranza di salvarsi dalla spesa. Non accorgendosi, tuttavia, delle gravi ripercussioni sulla salute.

L’Unione Europea, negli ultimi anni, ha cercato di limitare le emissioni di gas, soprattutto quello emanato dalle mucche. Di conseguenza, il bestiame viene tassato in parecchi Paesi. La Danimarca, in tal senso, guida la classifica: ogni mucca costa fino a 110 dollari in più.

Chiudiamo con lo Utah, dove i servizi ‘di un certo tipo’ richiedono un’aggiunta del 10%, rispetto alla cifra base.

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