Spalletti e l’algoritmo: la vera battaglia si gioca qui
Ma che noia l’Inghilterra e un po’, a ben guardare, ci rammentava il nostro gioco, fatto di passaggi e passaggetti, a rallentare, senza mai, o quasi, approdare a nulla. Certo, non stiamo messi come i nostri colleghi – non siamo ancora ai fischi o ai lanci di bottiglie di birra. Loro, da anni, sono alla rincorsa di una medaglia ma, insomma, la faccenda è complicata…
Non ditelo, però, a Spalletti. A meno che non vogliate assistere ad un vero e proprio show.
I Britannici sono ‘opachi’, come in parecchi lo hanno definiti, ma non provate ad attribuire il medesimo epiteto alla Nazionale. Il traguardo è raggiunto – almeno per il momento – quindi, fate silenzio o, se avete qualcosa da lamentare, fatelo piano piano… Irascibile, il Ct, nel prendere atto di una squadra al di sotto delle aspettative. Senza gloria, con un eccellente portiere ma incerta. Priva, in sintesi, di un’identità precisa, che è quella che servirebbe in certi; anzi, in questi casi.
Certo, lo sappiamo, occorre anche la fortuna e un pochino, a dire il vero, la Dea bendata, sia pur per qualche passo, ci ha accompagnati. Poi, più in là vedremo.
Per ora, dobbiamo e vogliamo accontentarci di un risultato che mette tutti a tacere. Parlano i fatti. Parla – più nel dettaglio – il goal dell’ultimo minuto – o secondo, sarebbe meglio dire – segnato da Zaccagni, su assist di Calafiori. Tentativo estremo e riuscito – dobbiamo ammetterlo – di cambiare il cammino del destino. Modificare l’indirizzo di un finale già scritto e per nulla piacevole.
Dunque, volendo citare una celebre pellicola di Mel Brooks. “Si può fare!“. Solo, preferiremmo che ‘si facesse’ con altri mezzi. Dotati di uno spirito meno confuso o evanescente.
Spalletti, che non ha le idee chiare? Qualcuno ha ipotizzato, per il fatto di aver molo e giocatori. Si è passati dal 4-1-4-1 al 3-5-2 in men che non si dica. “Meno bellezza, più sostanza”, riassunto.
L’uomo, prima ancora che l’allenatore, non accetta allusioni né tanto meno sospetti. Rivendica la disponibilità e la piena fiducia dei suoi pupilli e lancia strali verso chi “vuole male” ai Nostri.
Più tardi chiede scusa, si chiarisce con il giornalista di turno, ma tant’è. Non sopporta e non vuole ascoltare chiunque paventi una possibile uscita dell’Italia dal torneo. Esplode, in particolare, quando si fa accenno alla prudenza e si manifesta tutto, in tutta la sua gradevolezza… o sgradevolezza.
Fatto sta, 10 mesi di lavoro, forse, non sono bastati. Forse c’è coesione, ma langue la presenza di un Campione. Una figura di spicco, trascinante, emblematica… Un alter ego, capace di motivare i compagni, esaltarli, guidarli verso lidi ambiziosi. Manca, forse, anche, uno schema di gioco che ci renderebbe più prevedibili ma donerebbe, d’altro canto, personalità ad un 11 un po’ scontato e poco sul pezzo.
“Se avessi paura, farei un altro mestiere o, semplicemente, lo spettatore“, tuona. E conclude, in conferenza Stampa: “la qualificazione è meritata“. Gli crediamo. Siamo motivati a credergli. Lui, impegnato, adesso, a cercare il sostituto di Calafiori capace di salvarci dalla Svizzera.
Intanto, ritorniamo lì, nel Regno Unito, dove i pronostici – pensate – attestano che proprio l’Inghilterra ha il 19,9% delle possibilità di vincere, lo 0,8% in più della Francia. Terza la Germania, quarta la Spagna. L’Italia – fanalino di coda – si attesta al 5% e, stavolta, Spalletti non se la può prendere con nessuno. A lanciare le infauste previsioni è, difatti, l’algoritmo. L’Intelligenza Artificiale sentenzia e tutti tacciono, tranne uno. Armato del suo fuoco sacro. Combattivo e combattente per Dna. intenzionato a condurci alla meta, ad ogni costo. E così sia.
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