Giardini dry, ultima frontiera del bello

Giardini dry, ultima frontiera del bello

L’acqua? Un optional, almeno quando si tratta di allestire un Giardino secco o roccioso. Spazio suggestivo, quest’ultimo e all’avanguardia, che non richiede gli sforzi di tempo e cura, altrimenti necessari con le comuni piante.

Addio annaffiatoio, insomma, la manutenzione di cui abbisogna è decisamente relativa. Non solo, un ambiente di tal fatta incrementa la biodiversità e si adatta a qualsiasi terreno, permettendo di sfruttare al meglio anche i pendii o di creare interesse visivo in aree completamente piatte.

Ancora, chi ne sa chiarisce che determinate zone, se ben organizzate, tendono ad avere meno problemi di erbacce, grazie all’uso di ghiaia o pietre strategicamente posizionate.

Ma cos’è esattamente un dry garden o rockery, così come viene chiamato? Trattasi, nel dettaglio, di una “combinazione di rocce di diverse dimensioni e forme, disposte in modo artistico e naturale, con l’obiettivo di imitare un paesaggio roccioso“.

Disposizione che, tra l’altro, ci riconduce ad un altro, tra i vantaggi precedentemente menzionati: “fornisce – cioè – un habitat ideale per un’ampia varietà di piccoli animali. Gli angoli e le fessure tra le rocce offrono riparo a insetti, rettili, anfibi, lumache, ragni etc…”, spiegano gli esperti.

Volete realizzarne uno in casa vostra? Appuntatevi, allora, come fare:

Scegliete – innanzi tutto – dove collocarlo. Una location luminosa, possibilmente con almeno sei ore di sole al giorno, giacché gli esemplari che vi vengono piantati ne hanno bisogno. Cercate anche di scegliere un terreno dove non si creino ristagni d’acqua. Un buon drenaggio è fondamentale. Altrimenti, “se il terreno non è ben drenato, miglioratelo aggiungendo sabbia o ghiaia fine“.

Scegliete le rocce.  “Le rocce più grandi vengono posizionate per prime e fungono da base“. Anche la tipologia ha un grande impatto sulla finitura. Dunque, se provenienti dalla zona circostante, sono complici di un risultato più autentico. Non dimenticate, poi, di considerare il trasporto e il posizionamento di rocce di una certa dimensione, che talvolta richiedono l’uso di macchinari o manodopera specializzata.

Formate la struttura in pietra, tenendo presente che l’aspetto finale deve essere il più naturale possibile. “L’obiettivo è assemblare un gruppo di pietre, simile a quelle che si incontrano passeggiando in campagna. Occorre – quindi – il più possibile imitare le formazioni reali, evitando allineamenti eccessivamente simmetrici“. Una creazione a più livelli regalerà profondità e variazione al disegno. Le rocce più grandi – ovvio – vengono collocate alla base, semi interrate; quelle più piccole in cima. È necessario accertarsi che la struttura sia stabile, poiché, soprattutto nelle zone soggette a forti piogge o gelate, può muoversi o spostarsi, nel tempo.

Selezionate le piante, tenendo presente – infine – che tra gli obiettivi c’è il più alto grado di autosufficienza. Meglio optare – di conseguenza – per varietà autoctone, che prosperino in autonomia in terreni poveri e ben drenati. “Mescolando – ad esempio – le piante perenni con le succulente e i tappeti erbosi si ottiene un paesaggio vario e attraente tutto l’anno”.

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