Diario di A.

Diario di A.

Dunque, da dove si parte quando si inizia una rubrica o quella che, senza presunzioni, aspira a diventarlo?

Più nel dettaglio, si presenta come un punto di incontro. Un salvadanaio, in cui riporre dubbi, riflessioni, perplessità… Un contenitore condiviso, nel quale confrontarsi, ascoltarsi, rivedere le proprie posizioni, insomma, crescere.

Chiamiamolo Blog. Definiamola Isola. Fatto sta, partiamo dalle intenzioni e cioè dall’idea di lanciare un amo, per così dire, per poi vedere, subito di conseguenza, cosa accade… Perciò, mi immolo e vi conduco, o mi auguro di farlo, a ragionare al mio fianco.

Nel pensiero che l’obiettivo non è la meta, bensì il viaggio in sé, a tutti,

Buon Percorso!

ADG.

Atto I: “Le suggestioni

Vi è mai successo? Invaghirvi di una canzone, intendo, senza un motivo ragionevole? Sentire la necessità di ascoltarla in loop e poi accorgervi, andando ad approfondire, che il testo, buffamente, parlava… proprio di voi?

Così, il mio primo invito all’ascolto eccolo qui. Hic et nunc, come direbbero i Latini – ‘caldo caldo di forno’ – per meglio spiegarvi il punto specifico della vita in cui mi trovo. Messed up, che non riguarda unicamente stamattina ma che comprende una porzione ben più ampia della mia esistenza. Cioè, sì, in verità oggi va così, ma non mi limiterei alla giornata…

Fa parte di un ordine di comportamento – mi chiedo, allora – la perenne sensazione di star precipitando?

Incasinata, come recita il brano, che può voler dire tante cose e che, per me, ad oggi, corrisponde, più che altro, a scombussolata. Che non è per forza un male…

Odio le situazioni di ristagno, va detto immediatamente. C’è chi la vita la lascia passare, preferisce vederla scorrere, indaffarato a fare altro e chi, al contrario, ne tiene o ne vorrebbe conservare le redini. Che non significa governarla a tutti costi, ma rimanerne protagonista, al di là di quel che succede. C’è chi si accontenta. Io, invece, mi rendo conto di far parte dell’altra categoria; quella di coloro che, probabilmente inquieti, vorrebbero poter pensare di aver provato di tutto, anche l’impossibile, prima di rassegnarsi e per cui, anzi, la parola, in sé, non esiste.

Capita, così, di venire trasportati in un turbinio di emozioni, che riguardano cose, persone… quando non accade nulla e quando, al contrario, tutto si accavalla. Ed è quest’ultima la circostanza che mi vede attrice, attualmente. Questo lo avrete intuito. O forse, a ben guardare, ambedue.

Urge fare chiarezza, a questo punto del discorso. Voto Sì al cambiamento, ma occorre, prima, un sano decluttering. Non siete d’accordo? Risistemare pezzo pezzo quel che resta di un’esistenza un po’ sgangherata, forse e riposizionare, cassetto per cassetto, ogni cosa al suo posto. Più facile gettare tutto? Magari sì, ma non è come rinnegare se stessi?

Come ci si muove nel caos? Come si individua, questa è la domanda, ciò che ancora può servire? Come si distinguono il superfluo, l’usato, l’usurato, il palliativo e ciò che, realmente, può ancora risultare utile? Poi, c’è il necessario, ma quello è tutto un altro discorso…

Ricomponiamo, insieme, il puzzle, se vi va. Se ve la sentite di avventurarvi in questa mia storia alquanto bislacca, come sono poi tutti i resoconti che parlano di noi esseri umani, presuntuosi e fallimentari, ambiziosi, sfrontati e fragilissimi…

Partiamo dal presupposto che problem solving lo sono per natura, per abitudine, per ereditarietà ma ho imparato che la condivisione espande il pensiero. Girare la prospettiva permette di osservare diversamente. In più, in gruppo ciascuno ci mette del suo. Il che crea comunità, consente eterogeneità. Aiuta, tradotto.

Dunque, dicevamo: Incasinata e con questo termine mi permetto di aprire le danze, che, in qualche modo, bisogna pur partire. Immersa in un tempo in cui l’esigenza primaria sussurra: ‘volta pagina!

Ridisegnati, per quanto puoi, gli affetti: quelli futuri e quelli che ti hanno accompagnato fin qui. Rimpasta i tuoi valori. Salva, semmai, quelli in cui ancora credi e creati una più aggiornata visione del mondo, se riesci; più in linea con le tue esigenze di adesso. Siediti, gambe incrociate, davanti all’enorme armadio che rappresenta ogni tuo giorno e, tanto per iniziare, fatti un’idea più chiara degli spazi disponibili. Analizza lavoro, amicizie, casa, genitori, parenti e tutta quella schiera di conoscenti che vedi e non vedi; incontri fugaci, più o meno importanti, più o meno pronti a rivelarsi disponibili o a dimostrarsi indispensabili…

Alla stregua di maglioni, abiti, scarpe o biancheria da riordinare, selezionali e decidi se venderli, regalarli, gettarli o, al contrario, tenerli cari. Alcuni saranno lisi dal tempo ma è probabile che, almeno a certi, ti senta affezionata. Ci saranno sicuramente capi mai messi o indossati una sola volta. Altri, ultra-abusati. Tracciando un primo bilancio, dove inizia e finisce… quel che proprio no e dove si può, o si vuole, ancora ‘operare’?

Occorre ri-sintonizzarsi, riequilibrare, disfarsi – e questo è il compito più oneroso – di quel che, oramai, non serve…

Parto da qui, allora, dall’immagine di una me, alle prese… con me e vi chiedo, fermo restando quanto sopra accennato, da dove si comincia a fare decluttering?

Vi aspetto. Attendo i vostri consigli, i commenti, gli sfoghi, o tutto quel che vi attraversa la mente. E’ un portfolio di idee e riflessioni questo e quel che se ne ricava – ne sono convinta – può rivelarsi in ogni caso utile, non soltanto per me…

Scrivetemi! Scrivete a Diario di A.: evamielefederica@gmail.com Sarà un piacere ascoltarvi, rispondervi, confrontarci insieme…