Shirley: adorabile, anticonformista, inaspettatamente ‘atipica’

Shirley: adorabile, anticonformista, inaspettatamente ‘atipica’

Colpo di fortuna… o di sfortuna, questo è tutto da vedersi. Fatto sta, ‘Riccioli d’oro‘ – tale è, per la maggior parte, l’appellativo con cui è nota Shirley Temple – nacque proprio a ridosso del grande crollo del mercato azionario e della successiva depressione. 23 aprile 1928, stato di Santa Monica (California).

Il prototipo della bambina prodigio, messa a lavorare sin troppo presto. Ballerina, cantante, attrice, enfant prodige (appunto), destinata a diventare – pensate – una volta adulta, ambasciatrice.

Nella sua autobiografia: Child Star, racconta in prima persona coma la sua carriera sia stata frutto del calcolo ponderato di sua madre, decisa a trasformarla in una professionista. Gertrude Amelia Krieger, del resto, era stata a sua volta ballerina. Quindi, la questione andava da sé.

Tant’è, fu proprio nello studio di danza che venne notata, suo malgrado – Lei, che si nascondeva dietro al pianoforte – da Charles Lamont, direttore del casting per Educational Pictures.

Così, i primi ruoli la videro interprete di Baby Burlesks, serie – controversa – di cortometraggi, in cui i bambini satireggiavano scene di film per adulti. Rimasto indelebile l’episodio in cui Shirley – che all’epoca aveva appena quattro anni – vestiva i panni di una ‘prostituta’. Fu in quel frangente che ricevette il suo primo bacio. Fu, sempre nell’ambito di quelle riprese, che rischiò di spezzarsi l’osso del collo. La sceneggiatura prevedeva che facesse un giro su un carro trainato da uno struzzo. Peccato che l’animale, spaventato, abbia rischiato praticamente di ucciderla.

Raccontò, poi, che Lamont era solito infilare i bambini disobbedienti in un grande contenitore insonorizzato ricolmo di ghiaccio; più crudele ancora, qualora si fosse trattato di ‘attori’ di colore. Il tempo – del resto – è denaro, no? Questa, almeno, era la massima di cui era asservito sostenitore proprio Lamont, sorta di negriero nei confronti delle ‘nuove leve di Hollywood’. Dunque, non lesinavano, nel frattempo, lavori da modella. Finanziava, in pratica, i costi di produzione, pubblicizzando una certa marca di cereali piuttosto che…

E se, tutt’oggi, non si riesce a venire a capo della questione che riguardava Simpatiche Canaglie, giacché le voci, al riguardo, sono molteplici (c’è chi sostiene che Gertrude abbia preteso, per la figlia, un contratto da Star; chi, tra cui la stessa Shirley, nega che ci sia stata anche solo un’audizione per la parte). Fatto sta, se questo rimane un mistero, non lo è, invece, la constatazione che le chiome, originariamente castane, abbiano presto assunto il fascino di 56 boccoli biondi perfettamente pettinati, emulazione di una smagliante Mary Pickford in fieri.

Poi, nel 1934, arrivò la Fox e il contratto – assieme – da capogiro, che da 150 dollari la settimana passò presto a 20.000. Lei contraccambiò tanta abnegazione aggiudicandosi l’Oscar giovanile, premio creato apposta per poterne omaggiare il talento.

Insomma, grazie al suo primo ruolo da protagonista nel musical Stand Up and Cheer!, a soli sei anni, aveva già conquistato il cuore degli Americani, confermandosi attrice consumata poco più in là, quando prese parte al celebre La mascotte dell’aeroporto. Sulle note di The Good Ship Lollipop, la bambina si esibiva come cantante mentre, a bordo di un aereo, uno stuolo di uomini la accarezzava… Non occorreva essere espliciti.

Per dirla in breve, i suoi ammiratori più accaniti erano quasi tutti signori di mezza età, oppure ecclesiastici, sedotti dal fare civettuolo di un corpicino ancora in erba e carico di vitalità e, perciò, desiderabile. “Solo perché cala il sipario di sicurezza del racconto tra la loro intelligenza e il loro desiderio“, ebbe, più in là a precisare il critico Graham Greene. Era il 1935.

Amata, anzi, adorata, nessuno può negarlo, al punto tale da condurre l’allora presidente degli Stati Uniti, Franklin D. Roosevelt, ad affermare: “Finché il nostro Paese avrà Shirley Temple, tutto andrà bene“. Sorta di antidoto alla crisi. Di certo, salvatrice della 20th Century Fox, durante uno dei suoi periodi più bui. Fotografata più di chiunque altro sul pianeta, al suo apice, guadagnava come mai in precedenza, nella Città dei sogni.

I suoi 43 film le valsero – immancabili – dicerie e polemiche. Circolava, ad esempio, la strana voce che si trattasse di una trentenne travestita da bambina. Vero è che, per prolungarle l’infanzia, il certificato di nascita le venne modificato, ringiovanendola di almeno un anno. Ad un certo punto, dovette intervenire il Vaticano per verificare come stessereo realmente le cose.

Un secondo rumor suggeriva che i riccioli fossero posticci. Chissà, forse, a parlare, era l’invidia…

Nel 1939, nel mentre di un’esibizione in un programma radiofonico, una donna tra il pubblico le puntò una pistola contro. Fortunatamente, la polizia riuscì a bloccarla. Si venne poi a sapere che accusava la bambina di aver depredato l’anima di sua figlia, morta proprio il giorno in cui Shirley veniva al mondo. Memorabile è, inoltre, l’episodio che riguarda il produttore Arthur Freed. L’allora dodicenne lo incontrò, per la prima volta, entrata alla MGM. Ebbene, lui – nell’occasione – si sarebbe “esposto” davanti alla bambina, che reagì sbottandogli a ridere in faccia. L’uomo avrebbe potuto aspettarsi disprezzo o terrore, non certo ilarità. “Vattene!” le intimò, pertanto, indicando la porta. “Vai fuori!“.

Siete stupiti? Non fu il solo. Dovette – la nostra – sgusciare via anche dalle grinfie del produttore premio Oscar David O. Selznick. Aveva 17 anni, quando lui cercò di aggredirla, nel suo ufficio. “Dotata dell’agilità di una giovane ballerina e confrontata con un produttore amoroso ma in sovrappeso, non ho avuto molte difficoltà a evitare la sua goffa passione“, ebbe poi a dichiarare.

Il caso della signorina Temple… è d’interesse peculiare: per lei l’infanzia è solo un travestimento. Il suo appeal è più segreto e più adulto. Già… anni fa era un bel bocconcino (la sua infanzia, secondo me, si è conclusa con La piccola ribelle). In Capitan Gennaio indossa i pantaloni, con la matura coscienza di una Dietrich. Il culetto elegante e già ben sviluppato si dimena nel tip-tap, gli occhi in tralice ti cercano con maliziosa civetteria. Adesso, in Alle Frontiere dell’India, con quel gonnellino corto, è davvero uno schianto. Guardatela, mentre corre tra le baracche indiane. Ascoltate l’affannoso respiro di eccitazione dei suoi attempati spettatori, quando il sergente la solleva in alto. Osservate con che disinvoltura professionale squadra un uomo, con fossettine di depravazione. Sentimenti d’amore e di passioni adulte filtrano attraverso la maschera dell’infanzia,. Un’infanzia che è soltanto un velo. Tutto ciò è molto astuto, ma non può durare…” scrivevano i giornali.

Infatti, non durò. In quello stesso momento la sua Stella cominciò ad eclissarsi. Non bastevole neppure: “Il primo film in cui Shirley Temple bacia un ragazzo!“.

Come si suol dire: “vizi privati e pubbliche virtù“, o quasi… la Signora Agar, tale era diventata, compiuti i 17 anni d’età, aveva sposato un militare ventiquattrenne, John Jr. che beveva – troppo – ed era avvezzo a ‘baciare le altre ragazze’ sulla pista da ballo. Nel 1949, era decisa a divorziare, per motivi di crudeltà mentale e ad allontanarsi, nel contempo, dalle scene.

Come si addice alle migliori favole, tuttavia, il Principe si presentò. Charles Alden Black rappresentava l’anima gemella, che le aprì anche le porte alla carriera politica. Trasferita, assieme al nuovo marito, a Washington DC, iniziò a raccogliere fondi per il Partito Repubblicano. Nel 1967, si candidò senza successo, alla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, nell’intenzione di interrompere il monopolio maschile sui seggi congressuali della California. Inoltre, fu ambasciatrice in Ghana e in Cecoslovacchia e servì come primo capo femminile del protocollo degli Stati Uniti, presso il Dipartimento di Stato.

Non ho problemi a essere presa sul serio come donna e diplomatica“, rivelò, dopo essere arrivata in Ghana. “I miei unici problemi sono stati con gli Americani che, all’inizio, si rifiutavano di credere che fossi cresciuta, dopo i miei film“.

La bimba oramai donna prese parte nei Consigli di Amministrazione di alcune grandi imprese, tra cui The Walt Disney Company. Fu insignita del dottorato onorario dalla Santa Clara University e dalla Lehigh University. Ancora, tributata dal College di Notre Dame e dalla Yale University, spesso ricordata come il primo personaggio famoso ad aver parlato pubblicamente di tumore al seno.

Shirley… è stata la prima persona a dire, sulla televisione nazionale. “Io ho avuto un tumore al seno”. Non è stata Betty Ford, ma Shirley Temple, una tra le più grandi Sche il mondo abbia mai avuto. Inoltre, lei fu così coraggiosa, in quanto la gente non diceva mai cancro e non diceva mai seno, in pubblico. Lei lo ha detto. La gente non se lo ricorda ma lei lo ha fatto“. Così si commenterà a suo carico.

Una piccola/grande – anzi, immensa – Stella: coraggiosa, fulgida, indimenticabile e tutto il resto è storia…

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