Motta vs Barbieri: matrimonio d’eccellenza!

Motta vs Barbieri: matrimonio d’eccellenza!

Dire Motta equivale, da sempre, o meglio, dal 1919 – anno in cui il Brand vide disegnarsi le sue origini, in quel di Milano – a pronunciare Panettone, inteso come dolce moderno, sia chiaro; rivoluzionaria ricetta, per quel che riguarda la pasticceria industriale, seguito subito a ruota dall’altrettanto rinomata Colomba.

Una locandina antica di Motta Milano

E ci siamo. Oltre un secolo di storia alle spalle ed oggi, l’affacciarsi di una nuova era, pur mantenendo saldo lo spirito di un tempo. Ebbene, il marchio Premium del Gruppo Bauli adesso trova inediti accenti, nella collaborazione con uno tra gli chef più amati dal grande pubblico e che, grazie al proprio estro e talento, dà il là ad una vasta schiera di prodotti, in cui si combinano antichi canoni ed estetica contemporanea.

Bruno Barbieri firma, così, quella che potremmo definire una svolta, per quel che concerne la storica Ditta. “Mi è stato chiesto di unire l’esperienza di un cuoco con quella di un pasticcere e questa fusione ha dato vita ad un progetto che lascerà il segno”. Tradotto: tradizione e innovazione. Sperimentazione, che offre come risultato una gamma di 23 referenze. Si va dai classici, intramontabili, tra cui anche il Pandoro ai biscotti, ad esempio, pensati per l’uso quotidiano. Variano gli accostamenti, che si fanno più sofisticati – ovvio – mentre gli ingredienti rimangono selezionati, come d’abitudine.

Una ventata di freschezza, che si traduce nei Bucamou o nel il Mottino, reinterpretazione, rispettivamente, dei celebri Bucaneve, arricchiti con il caramello; mentre la seconda altri non è, se non la rivisitazione dell’iconica merenda deli anni ’60. Pane, burro e marmellata che contano, ora, sull’introduzione di confettura alla pesca o al mango. Rimangono, poi, intoccabili, i croissant, il pain au chocolat, la Danese con frutta rossa e uvetta, i Krumiri, le Melighe con nocciole e le Offelle con limone. Nulla, comunque, che suoni di scontato ma l’intenzione della Casa produttrice è di alzare l’asticella: “Vogliamo che chiunque possa godere di un’esperienza stellata, anche nel quotidiano”. Tanto che, “quando assaggio i nuovi prodotti che abbiamo creato, mi faccio dei viaggi mentali e mi chiedo se la gente scoprirà i segreti che ho voluto inserire nei prodotti”.

Un lavoro d’equipe, insomma, che trasuda entusiasmo. Certo, Girelle, Yoyo e Buondì abbandonano il vecchio packaging per vestire di lilla, ma questo è tutto. I nostalgici possono dormire sonni tranquilli. Ciò nonostante, si punta ambiziosamente all’estero e si introduce persino una linea di gluten free e senza lattosio, alla conquista di un’ulteriore fetta di utenti.

D’altronde, dallo scorso secolo, la Motta di strada ne ha percorsa, eccome. L’attuale riposizionamento strategico è parte di un progetto quinquennale che, in sostanza, mira ad allargare il fatturato. “L’innovazione è nel DNA del Brand“, confermano dall’alto. Non resta, dunque, che seguire la strada già segnata…

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