Sanremo: riponiamo lo scatolone nella sua stanzetta, almeno per un po’

Sanremo: riponiamo lo scatolone nella sua stanzetta, almeno per un po’

Permettiamoci di fare un breve riepilogo… Le canzoni – questo è indubbio – c’erano, ben 29; poi, in quanto alla qualità o ai risultati, come si suol dire: ‘I cavalli di razza si misurano all’arrivo‘. Ne riparliamo, quindi – magari – più in là, tra qualche settimana o tra qualche mese, per verificare chi realmente va e chi no.

Il Presentatore, nelle vesti di Direttore Artistico della Manifestazione – anche – c’era, eccome! Preso, Conti, a spendersi ovunque: di qua, di là… insomma, in ogni dove. Gli ascolti, comunque, premianti. Un’ultima serata, con il 73.1% di share. In quanto ad ospiti e Superospiti, in teoria, non potremmo lamentare nulla. C’era Benigni… non è mancata neppure Sua santità.

A ben guardare, tutto eseguito secondo liturgia, senza troppe chiacchiere, senza sbavature, senza inciampi, o quasi (addirittura, il brano di Fedez con Masini – rielaborato e corretto per l’occasione e con il placido benestare di tutti – si è trasformato in una sorta di mea culpa del Rapper. Poverino!)… e, forse, è proprio questo – a rifletterci – che ci è venuto a mancare. Una Kermesse – probabilmente – troppo ‘liscia’, in cui i misteri, per poter dire qualcosa, ce li si è dovuti praticamente inventare.

Eppure, il colpo di coda c’è stato e c’è stato proprio ieri sera, negli istanti della premiazione, con un pubblico ‘adirato’ e fischiante e ancor prima, con qualche piccola avvisaglia (vd., ad esempio, Elodie ‘furiosa’ – così – almeno – viene riportato da dietro le quinte – al punto tale da non presentarsi neppure all’intervista – in contemporanea – presso lo stand di Rai Radio2.

Pazienza. Al momento, è dato ‘solo’ sapere di porte sbattute e ballerine non pervenute, laddove avrebbero dovuto essere presenti sul palco, a farle da corollario. Lo sapremo ‘Strada facendo‘, tanto per rimanere nell’ambito delle canzoni. Una nota di colore ha provato – fuori dal coro – a conferirla Alessia Marcuzzi, inanellando, in effetti, tutta una serie di gag, in maniera più o meno consapevole. Tuttavia, quel che avrebbe dovuto suscitare favore, ha invece ottenuto, alla resa dei Conti – perdonate il gioco di parole – una ridda di critiche – molte gratuite – quasi fosse un’alunna, poco avvezza alla ‘buona condotta’.

Dipende da che scuola frequenti, chissà! Quella di Ama e Fiorello era, evidentemente, diversa, in quanto a schemi e regole e permetteva – come dire – un più ampio livello di spontaneità, che la bionda conduttrice ha ipotizzato – ingenua Lei – di poter ritrovare anche quest’anno. Niente affatto. Qui era tutta un’altra storia… e via, persino con gli ammonimenti ed i rimproveri.

Aggiungiamo, nell’ordine, Rose Villain ‘si ‘na pret parte due‘, o Fedez – appunto – che, a giochi fatti, dichiara di voler tornare a casa e dedicarsi ‘esclusivamente’ alla musica. Non vogliamo dimostraci maligni, quindi, non commenteremo. “Era ora!“. Quarto posto, per il nostro e, a tratti, abbiamo immaginato di vederlo sul podio. Podio, previsto, in qualche modo, anche per Giorgia e invece no. Vince, al fianco di Annalisa, la serata Cover e si porta a casa, con la sua voce, il premio Tim. Per il resto, vale a dire la ciccia quella vera, nulla da fare. E si scatenano i fischi del pubblico, ancor più estremi, nel momento in cui la medesima sorte tocca ad Achille Lauro. Pardon!

Fatto sta, e qui il vero colpo di scena, la statuetta se la guadagna – inaspettatamente, almeno per noi Boomer, che poco o nulla ne sappiamo di certe cose… – Olly, per dire il vero, ancor più sgomento degli stessi spettatori. Incredulo ma felice e ci tiene, in primis, a precisarlo. “Mi vedete così sconvolto ma, vi assicuro…“. A conferma che, poi, le cose vanno – spesso – diversamente da come ce le eravamo prefigurate e ‘per fortuna’, ci sentiamo di aggiungere. Non perché avessimo nel cuore il desiderio che vincesse Olly, no. Assai più banalmente, poiché preferiamo una vita meno ‘scritta’. Ci piace ancora che possa sorprenderci,ì; l’idea di non riuscire a prevederne le mosse e vedere una ragazzo palesemente commosso e stordito, o quasi, sul palco dell’Ariston ci permette ancora, paradossalmente, di sognare.

Immaginare che tutto, ancora, possa succedere. Nel Festival normalizzato di Conti erano presenti – qua e la – piccole ‘bombe’. Innocui rivoluzionari – moti Mazziniani – che hanno fortunatamente reso colorato uno spettacolo, in fondo, disegnato in bianco e nero. E va bene il ricordo, va bene l’Amarcord ma, allora, w Pollock con i suoi schizzi di colore, viva Munch con le sua urla disperate, viva Andy Warhol e la sua arte Pop… viva persino Masini e la sua Bella Stronza, nella versione originale.

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