Il Pesce Bufalo? Può vedersela con Benjamin Button
Avete presente la ‘sindrome’ di Benjamin Button? Ebbene, al di là del film – diretto da David Fincher – e del successo al botteghino (parliamo, oramai, di parecchi anni fa), c’è qualcun altro che sembra, nel tempo, voler sovvertire le leggi della Natura.
Ci riferiamo, assai più modestamente che al bel Brad Pitt, ad una razza di pesci – ma non per questo meno affascinante – dall’esistenza evidentemente lunga e che sembra acquistare vigore, man mano che invecchia. Il pesce Bufalo dalla bocca larga – questo il nome, un po’ come la famosa rana, ricordate? – ha, difatti, dimostrato una caparbietà di vita, niente affatto indifferente.
Tuttavia – e il ma, qui, si fa amaro – i ricercatori temono che la popolazione sia in procinto di ridursi drasticamente.
La specie – nel dettaglio – è diffusa nelle acque dolci del Nord America; in particolare, nei bacini dei fiumi statunitensi Red River e Mississippi e del Milk River canadese.

Negli Usa, i grossi pesci, che vivono oltre un secolo e possono arrivare a pesare anche più di 23 chilogrammi, si riproducono soprattutto nel mese di maggio. C’è, però, un particolare, come accennavamo, che preoccupa: la regolarità della deposizione delle uova nasconde, cioè, un problema di conservazione. Tant’è che, da oltre sei decenni, nessuna nuova generazione raggiunge l’età adulta.
Poco noti a livello commerciale, del resto, sono stati studiati ‘poco’; sicché, la specie non era considerata a rischio. Negli ultimi anni, però, gli studiosi si sono resi conto non solo della loro unicità, ma anche del grado enorme di pericolo a cui sono sottoposti.
127 anni di età, in media, che li rende – a tutti gli effetti – gli esemplari acquatici – parliamo di acqua dolce – più longevi al mondo. Altra sorprendente scoperta è che non sembrano soggetti al declino biologico; anzi. L’invecchiamento non è associato all’accorciamento dei telomeri ma pare, invece, collegato a un migliore funzionamento del sistema immunitario, compresa una diminuzione del rapporto neutrofili/linfociti. Cambiamento, che suggerisce una più efficace gestione dello stress corporeo e l’accrescimento dell’immunità, a dispetto dell’età.
I più anziani, in poche parole, non muoiono; anche se non c’è un vero e proprio ricambio.
Alec Larkmann, ricercatore ittico presso l’Università del Minnesota, ha condotto uno studio, a proposito, ricavandone che il 99,7% della popolazione supera i 50 anni e che l’età media sfiora le 79 primavere. Nati, per la maggior parte, prima della fine della Seconda Guerra Mondiale; ma c’è di più. Nonostante il pesce Bufalo si riproduca con successo ogni anno, alla fine dell’estate tutti gli individui giovani scompaiono, vittime, presumibilmente, della caccia di un’altra varietà autoctona: il Luccio.
L’ipotesi è, allora, che l’eccesso di anzianità sia da attribuirsi proprio alla necessità di adattamento. La costatazione, in breve, che i piccoli riescano a riprodursi raramente. “E’ un po’ come la questione dell’uovo e della gallina“, spiegano gli scienziati.
Intanto, si cerca di correre ai ripari, mettendo in salvaguardia un ceppo che ha ancora molto da insegnarci, da parecchi punti di vista e che pretende di essere studiato, approfondito, e non abbandonato al proprio destino.
PARLIAMO DI PESCI…
ANIMALI, A TUTTO TONDO