Liberamente ispirato…
‘Ma dove l’ho già visto?‘. Capita di chiederselo, laddove ci si imbatta in un personaggio – apparentemente frutto dell’immaginazione – che, sotto sotto e in maniera quasi inconscia, ci ricorda qualcuno. Qualcuno di reale, conosciuto di persona o meno ma che, con la fantasia, ha ben poco a che fare. Fumetti e verità – idee e carne – ed un confine labile, in sostanza, a separarli. Già, perché nell’arte del disegno legato alla scrittura ci si ispira, si prende spunto, si preleva proprio dall’esperienza del vissuto, per dare adito ad immagini che si manifestino, nel tempo, ancora più iconiche…

Partiamo, allora, da Iron Man – alias Tony Stark, eccentrico miliardario, inventore geniale e avventuriero. Ebbene, se volessimo trovare una corrispondenza, sarebbe niente dimeno che con Howard Hughes, tra le figure più emblematiche dei suoi tempi. Ideatore impavido, playboy e uomo, decisamente sopra le righe. Aveva, costui, tutte le carte in regola, insomma, per poter essere rappresentato su carta. Semplicemente, gli mancava l’armatura.

John Constantine? Non solo si voleva somigliasse a Sting. Lui è, a tutti gli effetti, Sting. Mago operaio, giovane e scaltro, con tanto di trench coat indosso, che tanto riprende il look della Star della musica.

Tintin, il giovane giornalista avventuriero creato da Hergé si rifà – dal canto suo – alle esperienze vissute da Palle Huld, un ragazzo danese di 15 anni che, nel 1928, viaggiò intorno al mondo, senza aerei né accompagnatori, vincendo una sfida lanciata da un giornale. Attraversò luoghi pericolosi e completò l’impresa con due giorni di anticipo, assurgendo a modello perfetto a cui guardare.

Benché le personalità del Professor X e Magneto siano liberamente ispirate a Martin Luther King e Malcolm X, le sembianze di Charles Xavier tanto ricordano Yul Brynner. La testa rasata e il portamento sofisticato dell’attore e anche i ruoli da quest’ultimo interpretati hanno influenzato, difatti, la caratterizzazione del personaggio.

Stan Lee desiderava creare una figura che incarnasse un burbero direttore di giornale. Così, senza troppo guardare in là, ha preso in prestito le personali vicende. E’ nato, dalla suddetta visione, J. Jonah Jameson, versione esagerata di se stesso, con capelli argentati e i baffi, in ricordo del suo modo di abbigliarsi negli anni ’60.

Il timido e impacciato Clark Kent è stato modellato sulla fisiognomica del divo del cinema muto Harold Lloyd. L’attore interpretava, spesso, il ruolo di uomini occhialuti, nervosi ma capaci di compiere incredibili imprese da eroe, nel momento in cui nessuno guardava. Esattamente come Superman, nei panni della sua identità segreta.

Joe Simon, co-creatore di Captain America, ha dato al personaggio del giovane James ‘Bucky’ Barnes il nome e l’aspetto di un suo compagno di scuola, Bucky Pierson, campione della squadra di basket del liceo.

Neil Gaiman ha voluto che Lucifer, nel suo Sandman, fosse disegnato, come una sorta di rilettura del giovane David Bowie. Il fare elegante e l’aura magnetica del cantante hanno, del resto, conferito all’eroe un fascino da angelo tossico, che scavalca le barriere del tempo.

Modellato, rifacendosi a Simon Pegg. Il protagonista scozzese di The Boys, seppur senza il permesso iniziale dell’attore, gli ha rubato i tratti. Risultato, alfine, apprezzato, tanto che Pegg stesso si è dichiarato fan del fumetto. Anni dopo, il divo ha interpretato il ruolo di Scotty in Star Trek, adottando – evidente omaggio all’idea – un accento scozzese.

Il nome e l’identità di Bruce Wayne derivano, rispettivamente, da Robert the Bruce, re di Scozia, e “Mad” Anthony Wayne, celebre combattente della Rivoluzione Americana. Il nome – in breve – riflette regalità, determinazione e una punta di follia, elementi centrali del personaggio di Batman.

Joker, invece, deve il suo terrificante sorriso all’attore tedesco Conrad Veidt, protagonista del film espressionista The Man Who Laughs. Il ghigno sinistro dell’interprete ha rappresentato la base, per tratteggiare carattere e lineamenti del leggendario avversario di Batman.

Quando Roger Stern e John Romita Jr. hanno creato Monica Rambeau, loro punto di riferimento è stata Pam Grier, per l’attitude forte e determinata. Tuttavia, hanno dovuto attenuarne i tratti, per renderli più simili a un’altra modella, più attraente, secondo gli standard dell’epoca.

Basta sposarsi… e tradire, per creare Wonder Woman. Ce lo insegna William Moulton Marston, che ha basato proprio su sua moglie, Elizabeth e sulla sua amante, Olive Byrne, la struttura del personaggio. La prima lo incoraggiò a dar vita ad un’eroina femminile; mentre l’altra ne influenzò l’aspetto e le tematiche, legate al bondage.

Nel creare l’Ultimate Nick Fury, Mark Millar e Bryan Hitch hanno modellato il personaggio su Samuel L. Jackson, immaginandolo persino come attore in un ipotetico film. Jackson, fan dei fumetti, ha – a sua volta – accettato di buon grado che il suo volto diventasse l’immagine definitiva del personaggio, nel cinema e nei fumetti.

Popeye è basato su ispirazione di Frank “Rocky” Fiegel, noto per il mento pronunciato, la pipa di mais e la forza straordinaria. La lapide di Fiegel ricorda la sua influenza sul celebre marinaio, anche se gli spinaci erano un’aggiunta, puramente inventata.
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