Plateau: per un’estate direzionata dritta al cielo
Poco conta se si tratta di sandali, slingback, oppure décollétes. Il punto è un altro. Valgono, infatti, i centimetri; quelli che si guadagnano in altezza, rivolte, tutte noi, per l’estate, in direzione dance floor. Un po’, seguendo le atmosfere delle discoteche anni Settanta; a tratti nostalgiche, di quel fare ammiccante delle Dive della prima metà del ‘900. del resto, facendo un passo indietro, le si ritrova già negli anni Quaranta e Cinquanta. Marylin Monroe, ad esempio, amava indossarle in plastica trasparente, con i cinturini intercambiabili, che potevano essere adattati a diversi abiti.

Tuttavia e a ben guardare, in fondo, non c’è ‘nulla di nuovo all’orizzonte‘. Nell’antichità, esisteva il kóthornos, sorta di sandalo allacciato e completato da una spessa suola in sughero. Indossato, per lo più, dagli attori della tragedia greca. Dalla prima metà del Quattrocento, la moda dei tacchi alti si diffuse tra le donne, per questioni di igiene. Nacquero, così, le chopine, dalle forme bizzarre e dalle suole in sughero e capaci di superare, addirittura, in taluni casi, i settanta centimetri. Non solo; persino la Chiesa le accolse con favore, poiché ballare con indosso il suddetto tipo di calzari risultava praticamente impossibile.
Allontanandoci in ordine di spazio, le scarpe nalin, tipiche dell’Impero Ottomano, in legno e con due piastre verticali fissate separatamente, rappresentano a loro volta un modello di antesignana memoria. Più alte erano le piastre, più fine la decorazione della suole – spesso in madreperla – più elevato era il rango sociale di appartenenza. Similmente, i geta giapponesi, tuttora parte del costume tradizionale, rispondevano alla necessità di proteggere i piedi dalla sporcizia delle strade.

Infine, una curiosa versione della suola con rialzo giunge a nostro cospetto, direttamente dall’America del Proibizionismo. I moonshiners – che rifornivano illegalmente di alcolici gli spekeasy – legavano sotto le scarpe dei paramenti che imitavano gli zoccoli delle mucche, per non lasciare tracce e confondere la polizia, pronti a fuggire, alla bisogna.
Ed eccoci a noi. Sulle passerelle della collezione Primavera/Estate 2025 la tendenza esige plateau esagerati, adatti ai ritmi della notte ma, con un pizzico di disinvoltura, funzionali anche di giorno.
Bene lo sanno Zimmermann o Kenzo, con le loro mules infradito. McQueen e Chanel propongono linee originali e, al tempo stesso, iperboliche, allacciate, o in pelle dorata, laminata. Ancora, si distinguono scarpe specchiate o cromate, bicolor e persino rivestite in tweed.

Da Jordanluca, le slingback in pelle nera si ispirano al cyber punk, con tanto di punta affilata, esattamente come succede da Mugler, in versione pumps con tacco scultura o, in alternativa, in forma di stivaletti alla caviglia. Versace punta su linee squadrate e consegna le sue idee al pubblico, arredate di collant a contrasto; Elie Saab, segue le leggi del boho chic e stabilisce codici, attraverso dettagli in paglia intrecciata. Non mancano, poi, gli esempi dal design minimal, con cinturini sottili, o altri ancora, reinventati di sana pianta per la stagione estiva che ci attende.
Ci si inventa, insomma e, laddove non si può, si rispolvera, affinché ogni piede sia messo nelle condizioni di esprimere appieno la propria personalità, per noi, Cenerentole degli anni 2000.
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