Nel 2025, tutti vogliono il Labubu…

Nel 2025, tutti vogliono il Labubu…

Può un pupazzetto, neanche troppo carino e, per di più, dall’espressione incattivita, smuovere le masse? Evidentemente, sì. Sono i fatto a parlare, in tal senso e a dimostrare, talvolta, è l’inaspettato a muovere il mondo. Così, accade un lunedì mattina qualunque, alle porte della Rinascente di Milano, in piazza Duomo, dova una calca di gente di svariata provenienza fa la fila, in attesa che aprano le porte del negozio che ospita, per l’occasione, un numero non ben specificato di Labubu.

Stanno accalcati come sardine, sguardi semi addormentati, in prossimità dell’enorme vetrina, armati tutti di un unico obiettivo. C’è, addirittura, chi si è presentato in piena notte o il giorno prima. Tutto, per mettere le mani sulle mascotte dal sorrisetto malefico delle collezioni Pop Mart. L’intenzione, per alcuni, è di impossessarsene, per rivenderli al triplo. Altri sono collezionisti, punto e basta. Tant’è, ventenni e cinquantenni, parimenti, aspettano. Evidentemente impazziti, tutti, per una creatura grande quanto un succo di frutta ma capace di provocare la ‘tempesta perfetta’.

Un affarone, per la Rinascente, che ci ha visto lungo. Edizioni limitate, accesso contingentato, vendite al contagocce. Risultato? Una fila che sfida le leggi dell’umana sopportazione e che si dilunga, per interminabili ore. C’è persino chi, previdente, si è attrezzato con uno sgabello; chi indossa comode sneakers, per correre più lesto, nel momento in cui sarà possibile accedere ai reparti.

Il costo dei fantomatici mostriciattoli? Si parte da 20 euro ciascuno, per impennarsi, tuttavia, fino ai 500, senza che nessuno sbatta ciglio. C’è pure chi è disposto a lasciare un acconto, pur di riuscire a recuperare il modello tanto agognato. Il tutto, per una spesa di ‘soli’ 400 euro. Già, perché qui funziona come per le figurine di un tempo. Il Labubu si presenta in formato ‘blind box‘: ogni confezione, cioè, nasconde un personaggio casuale, aggiungendo all’ossessione i possesso l’emozione della sorpresa.

Ci si arma, man mano, dell’apposito tagliando d’ingresso e qualcuno, finalmente, se ne esce con l’aria soddisfatta di chi ha raggiunto l’obiettivo prefissato, con tanto di sacchetto alla mano, animando l’invidia di chi, ancora, rimane a bocca asciutta.

Una volta introdotti, pare di stare in un Tempio, sapientemente protetto da sacerdoti di un culto pop, quanto meno inusuale e tocca sbrigarsi perché, dopo ore in coda, lo stock giornaliero, neanche a dirlo, sta per esaurirsi. Follia organizzata, viene da chiedersi o, semplicemente, necessità di acquistare, per sentirsi parte di qualcosa?

Alla fine, i Labubu, occhi enormi e le zanne da cartoon, sembrano servire a questo: ricordarci che anche nel caos della città che corre per eccellenza, c’è chi è disposto a rallentare, pur di aggiudicarsi un mostriciattolo non ben identificato ma, evidentemente, ritenuto indispensabile. Sorta di talismano in versione limited edition , offre l’opportunità di prendere parte a un rito collettivo, effimero sì ma, a quanto pare, potentissimo.

Intanto e spostandoci di poco, l’universo dei giocattoli tutto si muove. Mattel si allea con OpenAI. Il Colosso si servirà, cioè, dell’Intelligenza Artificiale della startup guidata da Sam Altman, per il design dei suoi prodotti. Alla base, la volontà di “ispirare i fan e intrattenere il pubblico. L’intelligenza artificiale ha il potere di espandere la missione e ampliare la portata dei nostri marchi, in modi nuovi“. Un modo, altrettanto, per “sfruttare le nuove tecnologie, consolidare la leadership nell’innovazione e reinventare nuove forme di gioco“. Paradosso, tanto studiare e tanto affaccendarsi quasi fanno a botte con le file interminabile, per accaparrarsi un pupazzetto, nemmeno troppo bello.

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