Augias/Spirlì: quel duello a colpi di fioretto
Non se le mandano certo a dire. “La Calabria è purtroppo una terra perduta. Questa inchiesta e anche il maxi processo in corso, del quale i media non hanno parlato a sufficienza, lo dimostrano“, dichiara uno. “Ho imparato dalla mia Fede a essere compassionevole con la gente che soffre, soprattutto di disturbi mentali“, gli fa eco l’altro.
Un rimpallo tra due figure che, sia pur con ruoli diversi, risultano entrambi di spicco. Ambedue con un passato, alle spalle, che li rende, oggi, credibili; autorevoli quel tanto che basta per poter parlare, privi di filtri. Il primo è Corrado Augias, figura di rilievo della carta stampata, conduttore televisivo, testa di serie dell’establishment giornalistico e tanto altro. Il secondo, a rintuzzarlo, è Nino Spirlì, attuale governatore della Calabria, decisamente irritato dai commenti dell’antagonista.
E, in effetti, la regione è tra le più bistrattate d’Italia. Appena qualche mese fa, una nota compagnia aerea l’aveva associata alla malavita, definendola arretrata. Adesso il commento arriva per voce di chi, divulgatore televisivo, intende fare riferimento all’operazione Basso Profilo, che ha colpito le ndrine più importanti e ha tradotto in carcere 48 persone. Dissertazioni, che hanno fatto risentire il popolo calabrese.
Ciò premesso, andiamo a leggerle, nel dettaglio, le parole:
“È la mia opinione personale, dunque vale poco. Vale quello che vale. E’ un sentimento, non un’affermazione politica“. Così l’esordio, ad anticipare la stoccata: “Io ho il sentimento che la Calabria sia irrecuperabile. L’ho visto anche in occasione delle ultime elezioni. Avevano un candidato ottimo, un imprenditore calabrese forte, che resta lì nonostante i rischi che corre, che dà lavoro. Lo hanno escluso, hanno eletto un’altra persona che, sfortunatamente, è mancata“. Il riferimento è all’ex – forze di causa maggiore – Presidente di Giunta Jole Santelli, scomparsa prematuramente.
“Irrecuperabile“, dunque, è l’appellativo con cui l’anchorman ha stigmatizzato la regione, auto-condannandosi allo sdegno di Spirlì & co. Schermaglie, che non hanno atteso a rendersi tangibili: “Quando la mente patisce, la lingua aggredisce. Nemmeno Corrado Augias sfugge all’atroce destino di chi subisce gli assalti di un’età che galoppa e di una mente che arranca“. Questa, in sintesi, la risposta, senza troppi complimenti, riservata al rivale.
Augias, secondo il ‘nostro’, “offendere la Calabria e tutti i calabresi, considerandoli irrecuperabili e fuori regola. Significa non essere tanto lucidi da poter constatare quanto questa terra sia uguale, nei comportamenti e nei sentimenti, al resto del creato“. Poi i toni si fanno ancora più sferzanti: “Il bene e il male lottano da quel primo giorno, in ogni angolo dell’universo: a volte vince l’uno, a volte l’altro. Chi perde sempre è la stupidità umana. Che, constato, è ben distribuita, purtroppo, su una buona parte di umanità“.
L’uomo di Tolone, insomma, dovrebbe scavare “tra le pieghe del suo caos interiore“. Recuperare “il tempo, i modi per chiedere scusa alla Calabria e ai calabresi, alla storia, al presente e all’avvenire di una terra che, prima del suo ultimo sproloquio televisivo, non conosceva l’esistenza di questo… Signore“.
That’s it. Questi i fatti. Il resto è una questione di finezze. Risultato dell’esperienza maturata a posteriori. Un gioco ‘al gatto e al topo’ in cui i ruoli sanno rendersi intercambiabili. Pronti i pop corn? Sta per iniziare l’ultima delle Telenovelas…
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