Disney World chiude i suoi parchi e congela 43mila posti di lavoro
Così crollano i sogni. Vestiti dello strazio che sta provocando la piaga pandemica di questi giorni.
La scure del Coronavirus si abbatte perfino sul più inviolabile dei luoghi, rifugio ideale per chi non vuole separarsi dal proprio animo bambino. Ma non c’è meta abbastanza ovattata, o protetta. Non c’è un ‘posto giusto’, in cui considerarsi al sicuro. E quel che finora ci ha accompagnati, rassicurandoci – più o meno coscientemente – si sgretola in un soffio, lasciandoci inermi, confusi, increduli.
Il danno è fatto, dunque. Disney World prende le sue misure, mettendo in atto un’ondata di licenziamenti senza precedenti. L’azienda si è trovata costretta – date le circostanze – a congelare ben 43mila posti di lavoro.
Dalla metà di marzo, l’incanto si è fermato, sotto l’effetto di un malefico sortilegio.
Aveva, probabilmente, il sapore di una mela avvelenata la notizia del blocco dello stipendio per lo stuolo di dipendenti che, all’improvviso, si è ritrovato senza un soldo. Tra loro, 135 nostri compatrioti. In una nota, la Disney ha teso a specificare che, per un anno, sarà comunque erogata l’assistenza sanitaria. Sarà direttamente l’impresa ad arrogarsi le spese. Inoltre, scatti di anzianità e occupazione saranno garantiti, una volta superata l’emergenza.
Nel frattempo, tuttavia, nessuno riceverà alcun tipo di risarcimento e, addirittura, a quanti risiedono, in affitto, nei residence Disney, è stato chiesto di abbandonare le abitazioni, per motivi di sicurezza.
Italiani senza stipendio e lontani da casa
Incubo nell’incubo, si fa ancora più evidente la difficoltà per quegli italiani che, rimasti improvvisamente senza lavoro, stentano nel far rientro a casa. I prezzi dei voli, con decollo da Orlando e arrivo a Fiumicino, via New York, hanno raggiunto proporzioni esorbitanti.
Ad oggi, i parchi Disney – dieci in tutto il mondo, oltre a trenta Resort – sono chiusi a tempo indeterminato e ‘l’impero economico’ deve fronteggiare perdite di denaro inimmaginabili. Attualmente, sono solo 400 le ‘figure’ mantenute a pieno regime. 400 persone, considerate – evidentemente – indispensabili.
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