Per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?
“Sa, è una semplice informazione…“, avrebbe detto Totò, approdato da poco in quel di Milano. Ce lo chiediamo, di rimando, anche noi, con lo stesso grado di smarrimento. La vexata quaestio, stavolta, riguarda la Pasqua. Lockdown sì… no. Se ne sente di ogni. Le Regioni si incamminano, una dopo l’altra, a tornare arancioni e c’è chi, tra gli studiosi, parla addirittura di Terza Ondata (vd. Crisanti). Così, anche i mastodonti della politica se la vedono tra loro, al ritmo di chi la spara più forte, di chi sa alzare in maniera più convincente la voce. Di chi, insomma, ce l’ha vinta. Scontro di fuoco, dunque, recentissimo, tra Matteo Salvini e Nicola Zingaretti. Oggetto del contendere, appunto, l’ipotesi di un’ennesima chiusura – totale – sotto il periodo delle prossime festività.
“Mi rifiuto di pensare ad altre settimane e altri mesi, addirittura di chiusura e di paura“, afferma il Segretario della Lega, subito fuori dal Senato. “Se ci sono situazioni locali a rischio, si intervenga a livello locale. Però parlare già oggi di una Pasqua chiusi in casa non mi sembra rispettoso degli Italiani“.
“La parola al buon senso“, chiosa. “I sindaci di tutta Italia e di tutti i colori politici chiedono di riavviare alcune attività economiche, sociali, imprenditoriali, che non comportano alcun rischio“.
Il Leader del Pd, dal canto suo, rende chiaro quel che pensa, attraverso un post. Su Facebook, pubblica: “Vedo che, sulla pandemia, Salvini purtroppo continua a sbagliare e rischia di portare fuori strada l’Italia“, afferma, perentorio. Quindi prosegue: “Prima sono state le mascherine, che erano inutili. Ora, cavalcando la stanchezza di tutti, si attaccano le regole per la Pasqua. Quello che è irrispettoso per gli Italiani e gli imprenditori è mettere a rischio le loro vite e prolungare all’infinito la pandemia. Quindi, la possibilità di avere la ripresa economica“.
“Buon senso e coerenza“, secondo il responsabile dem, equivale a mantenere la “linea indicata dal Governo e rispettarla. Così si sta in una maggioranza e si danno certezze alle persone. I problemi si risolvono, non si cavalcano“.
Un braccio di ferro dai toni colorati, forse in linea con una Penisola, che assomiglia sempre di più ad una scacchiera. E noi, pedine di un gioco che di divertente ha poco. Molto, invece, di pericoloso.
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