Torturami… di dolce piacere
Anni ed anni, spesi per l’emancipazione. E, adesso, lo rivogliamo indietro. Pensare che lo detestavamo, giacché ci impediva di respirare, ci rendeva svenevoli ed oggi, come un marito che ci abusava e dal quale abbiamo preso finalmente le distanze, ne sentiamo la nostalgia… Eh, noi donne siamo fatte così: ‘dolcemente complicate‘, riecheggiava una canzone. Già. Prendiamone atto.
Per cui, non stupiamoci che, abbasso l’elasticizzato, finiamo per rimpiangere uno – questo occorre ammetterlo – tra gli indumenti cult del nostro vestiario. Sarà la corsa post pandemica che ha preso il via? Lamentiamo il bisogno – questo è evidente – di ridefinirci. Di cesellarci, secondo una più recente scrittura, che non ci veda in pantofole e maglioncione davanti alla tv, ma ci disegni, un po’ alla guisa dei primi anni ’80, sapientemente imbalsamate, magari dentro un tailleur, allora di gran moda, di Thierry Mugler.
Avete fatto caso? Sono ritornate le spalline. Perché, dunque, non sdoganare anche il corsetto? Amiamo le costrizioni, dite? Beh, ci annoiano i traguardi… troppo alla portata.
Ci liberiamo di quello che consideriamo un orpello inutile, di qualcosa che – sosteniamo noi per prime – non ci rispecchia – e poi lo pretendiamo indietro. Perché, nelle nostre rappresaglie mentali, quel capo d’abbigliamento, ora, lo identifichiamo con i costumi di scena ideati per Madonna da Jean Paul Gaultier, oppure i modelli punk-barocchi, proposti sulle passerelle dalla perennemente eccentrica Vivienne Westwood. Adoriamo sentirci ingabbiate, fragili.. che, in fondo, sappiamo bene di non esserlo affatto e questo, un tantinello, ci rende frustrate.
Galeotta, nell’ innescare la miccia, fu – almeno in parte – Bridgerton. La serie Netflix ambientata in epoca Regency ha rivoluzionato la nostra visione della realtà e pure la percezione di noi stesse. Secondo un sondaggio effettuato da Lyst (motore di ricerca che si occupa di moda), a fronte del Serial, le ricerche online riguardo bustier e affini sono oltre che raddoppiate. E sogniamo di indossarli, non solo nell’oscurità, nel segreto della stanza da letto, ma pure per il giorno, sopra una T-shirt o con i pantaloni sportivi.
Ricordate? Non più di qualche mese addietro ci interrogavamo sul destino del reggiseno, abbandonato da molte, dopo mesi di smart working ‘in libertà’. Ora, invochiamo stecche di metallo e waist trainer (i modelli ginnici per far calare il girovita).
“Mi piaceva l’idea di offrire alle donne un’armatura e un ‘corpo’ come quelli dei supereroi“, commenta – tanto per citare un esempio – il direttore creativo di Schiaparelli, Daniel Roseberry, in merito ai rigidi modelli, che spiccano nell’ultima collezione di Haute Couture. Ma potremmo facilmente scendere di livello e avventurarci tra le pagine Social.
Su TikTok impazzano termini come corsetchallenge o corsettraining, che contano centinaia di milioni di visualizzazioni. “Le stecche dei corsetti servono a sorreggere il corpo. Quando li si indossa per pura estetica, si smette di far lavorare addominali e muscoli erettori della colonna vertebrale, che così s’indeboliscono“, intervengono gli esperti, lanciando l’allarme. Dunque? Basta praticare attività fisica, nel momento in cui li si adopera: “esistono quelli da allenamento, progettati per questo. Abbinando le due cose, si evita il problema. Inoltre, non va sottovalutato il potere psicologico di alcuni indumenti”, si spiega. “Chi usa un corsetto vuole apparire in un certo modo: dunque, starà attento alla postura che assume, terrà la schiena dritta e gli addominali in tensione. E già questo aiuta“.
Ricordandoci, tuttavia – ci permettiamo noi – che svenevoli o non; morbide e rotondette, oppure esili, rimaniamo comunque bellissime. Creature complesse, contraddittorie, ‘mobili‘, come ci definiva un certo motivetto, ma pur sempre… stra-odinarie.
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