Blessed Virgin e Verhoeven ci trasporta nell’erotismo Medievale: promiscuo, blasfemo, irrimediabilmente seducente
In fondo era prevedibile. Tutto già scritto. Non restava che capitolare. Del resto, in quell’ultimo tratto di Cinquecento, cos’altro avrei potuto fare. Ero solo una donna…
Per me, per la mia storia, non esisteva altra strada. Né soluzione. Così si decise e si procedette. Inesorabilmente. Dopo un vissuto nel piccolo borgo di Vellano, nel pistoiese, si palesò per me, appena trentenne, il ruolo di badessa in un… aspettate, come lo chiamarono… sì, un ‘tranquillo’ monastero, in quel di Pescia.
Chiusa in una sorta di bolla. Cambiava solo l’involucro ma, di sostanza in sostanza, io…
Perdonate, non intendo tediarvi. Vi dirò solo che, presto, cominciai ad esser preda di visioni inquietanti, a cui, si accompagnavano, di tanto in tanto, veri e propri stati estatici.
Non so fornirvi, tuttora, una spiegazione ma riflettendoci, negli anni, mi son fatta persuasa che nell’apparente calma, qualcosa si deve essere spezzato. Il cervello, talora, sceglie vie di fuga imprevedibili. Sorprendenti… Chissà, forse anche il mio…
Proseguì, almeno finché le consorelle non stabilirono di affiancarmi colei che, nei momenti di maggior tormento, avrebbe potuto recarmi conforto e vegliare su di me.
Benedetta, io. Carlini. Bartolomea, Lei.
Siete curiosi? Lo sento che siete lì, in attesa di sapere. Ma che dirvi? Ogni parola è effimera, di fronte a ciò che è immediato intuire. Eppure, non se ne accorse nessuno. Non lì per lì. Quando, nel 1619, annunciai di essere stata inviata direttamente da Gesù a celebrare un matrimonio nel convento, nessuno ebbe a che dire. Anzi, la cerimonia venne organizzata con grande dispendio di energia. E di fede. Né il prete confessore, né la comunità intera furono tentati di mettere in dubbio gli eventi eccezionali di cui mi facevo latrice.
Tuttavia, la Controriforma giocò a mio sfavore. Quel vociare riguardo ad un misticismo potenzialmente eretico attirò l’attenzione delle Autorità religiose. Si prese ad indagare riguardo alle abitudini di noi altre. Non passava giorno, in cui non ricevessimo visite dai gendarmi pontifici. Oh, nessuno si fece mai avanti apertamente. Nessuno si palesò ad interrogarmi. Eravamo al sicuro o, almeno, di ciò ero convinta. Sventurata, io e non solo io.
Fu Bartolomea a confessare: rivelò che eravamo amanti. Poi aggiunse che, durante i nostri incontri, avrebbe anch’ella provato le mie stesse ‘straordinarie’ esperienze. Tanto bastò. Fui condannata, costretta a rinunciare al titolo e chiusa, sotto stretta sorveglianza. Si protrasse, l’incresciosa situazione, per oltre trentacinque anni.
Ecco, quelli che agli occhi del mondo parevano atti impuri, per me confluivano in amore.
Vi diranno che il mio comportamento fu scandaloso, tenteranno di persuadervi che la mia condotta fu repellente. In realtà, ciò che scatenò la loro collera fu altro. A nessuno interessava che fossi lesbica e, probabilmente, in pochi ne restarono genuinamente sorpresi. Quel che non furono capaci di perdonare fu, invece, l’anticonformismo, l’autonomia intellettuale. Il fatto, inaccettabile, che fossi donna.
Austera fu tutta la mia esistenza. Lo fu lo scenario che mi attorniò. Ma io fui femmina, lo stesso. Come può essere il raggiungimento del più sublime piacere tanto distante dall’accarezzare Dio?
Sporcarono del tanfo della carne qualcosa che si elevava ben al di sopra. Mi vollero marcia. Dannata. Peccatrice. Ero solo una giovane nata da un’agiata famiglia, inviata verso un destino che mi pretendeva chiusa. E sola.
Fate voi. Stabilite voi come vi sareste comportati al posto mio.
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