Quella vita sotterranea che nasconde Fontana di Trevi

Quella vita sotterranea che nasconde Fontana di Trevi

Fontana di Trevi, monumento emblema della Capitale… e non solo. Del resto, un numero incondizionato di visitatori giunge a Roma, ogni anno, da ogni angolo del mondo e chi passa da qui, non può sottrarsi dal fare tappa in un luogo, talmente speciale da rendersi rappresentativo, persino per il Cinema. Si scattano le foto e ci si appresta all’immancabile rito del lancio della monetina. E si sognano, magari, intanto, le atmosfere della Dolce Vita Felliniania, oppure si rievoca alla mente la celebre scena in cui Totò rifila l’articolo ad un turista credulone. Ancora, si ripensa a quel C’eravamo tanto Amati di Ettore Scola, in cui proprio Mastroianni, affiancato dal suo regista di allora, si prestano alla rievocazione della pellicola cult di 14 anni prima.

Eppure, con gli occhi colmi di ricordi, non tutti sono al corrente, forse, che sotto, dove lo sguardo non arriva, si estende una vera e propria città.

A 9 metri di profondità – questa è la notizia – è emerso un antico complesso edilizio. Merito di una campagna di scavo, realizzata tra il 1999 e il 2001. Il sito, tra l’altro, consente di interpretare al meglio alcuni grandi eventi della Città: dalla realizzazione dell’Aqua Virgo all’incendio di Nerone, dal sacco di Alarico all’assedio dei Goti.

Le strutture più datate fanno riferimento ad un’insula, sorta di moderno condominio, edificato a seguito dell’incendio, avvenuto nel 64 d.C. A metà del IV secolo, invece, al suo posto sorse una ricca Domus, residenza – con tutta probabilità – destinata a persone abbienti. Nel tempo, razzie e saccheggi hanno, in parte, mescolato le carte. Tuttavia, è possibile, tuttora, reperire resti di un insediamento medievale.

Un’area, quella appena descritta, nota anche come Vicus Caprarius, la Città dell’Acqua. A cosa si deve il nome? Il motivo è da ricercare nel grande serbatoio idrico costruito in una sezione del nucleo abitativo, nel II secolo d.C. È il cosiddetto Castellum aquae; una cisterna, che consentiva di immagazzinare l’acqua proveniente dal vicino Acquedotto Vergine.

La curiosità, che lascia ancora attoniti, è che si tratta dell’unico tra gli acquedotti della Roma di una volta rimasto ininterrottamente in funzione, fino ad oggi. E l’opera, arci nota, di Nicola Salvi, prima, terminata – più in là – da Pietro Bracci, ne rappresenta solo l’apice.

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