Bella, bellissima… anzi, magra
Ombretto azzurro, jeans a vita bassa, crop top e, subito al seguito, mollettine colorate e lipgloss. E poi? E poi un’estetica, legata anch’essa agli stereotipi degli anni ’90, con tutti i loro pro e i contro. Ne fanno parte, dunque, anche la tendenza Heroin Chic e le taglie zero.
Un trend, che sembra bypassare la Body Positivity, per guardare indietro. Eccessiva magrezza, rispolverata a favore della moda, derivata non solo da diete aggressive.
E risorge, in un attimo, l’immagine di quella Cocaine Kate, dissacrante, ieri come oggi, così diversa dagli standard che, di poco, l’avevano preceduta. Il volto prediletto da Calvin Klein ha saputo imporre la sua figura minuta, esautorando la fisiognomica statuaria delle Cindy Crawford, Christy Turlington, Linda Evangelista, Naomi Campbell, Claudia Schiffer, regine, fino ad allora, delle passerelle. Stile grunge, capelli spettinati, espressione ieratica e quelle sue fattezze essenziali, sbattute sulle copertine delle riviste più blasonate, a favore di una tipologia di donna, magneticamente ‘malata’.
E non si tratta neppure di una semplice scelta formale. Sono numerosi gli esempi di stelle promettenti, tradite da se stesse. Merito – o colpa – forse, anche, del fascino esercitato dal cinema. Pellicole come Trainspotting hanno fatto da megafono ad una tendenza, già evidentemente in auge. Tanto che, nel 1997, alcuni stilisti – Stella McCartney e John Galliano su tutti – iniziarono a denunciare la questione, condannando l’uso di sostanze, espediente, tra l’altro, per mantenere la linea. Denuncia, che condusse direttamente al nuovo prototipo di donna, firmato Victoria’s Secret. Perfezione assoluta, promossa da Angeli… quanto di meglio, a cui ogni femmina potesse ambire.
A dieci anni di differenza, nel 2007, fu Oliviero Toscani a sconvolgere l’Italia, con la sua campagna, sfrontata e irriverente. No Anorexia urlava, attraverso le fragili membra della sue testimonial – Isabelle Caro – tutto il dolore, nascosto dietro la patina di imperturbabilità.
Di qui, l’inizio di un percorso di generale accettazione, in uno sforzo, congiunto, di giornali e stilisti, che ha condotto a una rappresentazione del concetto di bellezza, sempre più ‘accogliente’. Un viaggio verso l’integrazione del diverso che, ad oggi, suona nuovamente di sogno infranto.
E’ bastata Kim Kardashian, decisa alla rinuncia delle sue forme, piene e fieramente esagerate, pur di rientrare in quello quello che fu, un tempo, l’iconico abito di Marilyn, per trainare al ritorno di corpi esili e ad un tipo di realtà, che non si ferma alle passerelle.
Ancora, in questa circostanza, a farne le spese, sono le più giovani. I dati parlano chiaro. La Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare registra un incremento del 40% di nuovi casi, nel 2022. Le percentuali più allarmanti riguardano l’anoressia nervosa (36,2%), seguita da bulimia (17,9%) e binge eating (12,4%).
Vanità, ammantata di contenuti altri, assai più pericolosi, insidiosi, indiscutibilmente difficili da gestire…
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