Atleti, nuove icone di stile
La più recente ossessione per le fashion addicted? Curiosare riguardo a quel che fanno, o meglio, quel che indossano, gli atleti. Già, poiché non basta più copiare e rubacchiare dall’armadio delle celebrità. Ora l’occhio si è spostato un passettino più in là, in direzione degli sportivi ed è proprio ad un anno all’insegna dello sport, che si prepara la moda.
Non a caso, Louis Vuitton sarà sponsor ufficiale delle Olimpiadi di Parigi e se, per i talenti sportivi più popolari avere uno stylist personale non rappresenta una novità, sempre più spesso anche quelli in erba decidono di assumere consulenti di moda, nell’intento di proficue collaborazioni con i grandi brand del lusso.
A guidare la nuova corrente, in particolare, Courtney Mays, nome di riferimento per i giocatori dell’NBA, nonché curatrice degli outfit del leggendario cestista Lebron James.
D’altronde se, fino a qualche anno fa, “era difficile far realizzare abiti per qualcuno come Lebron perché l’industria della moda non capiva che sì, è alto oltre 2 metri, ma può comunque indossare e rappresentare bene il marchio“, oggi i tempi sono cambiati e le diverse Maison sono ben coscienti delle quotazioni degli atleti, nel ruolo di influencer. Sempre più di frequente, loro, presenti nelle prime file delle sfilate prestigiose. Merito dei Social, pure, cassa di risonanza rispetto a tutto quel che accade ‘fuori’.
Sport e moda si intrecciano, in breve, ma la differenza con il passato consiste nel fatto che, oggi, le sinergie si sprecano. Tramite il look, in sintesi, un atleta riesce a veicolare messaggi di natura politica e sociale.
Dimenticati, almeno momentaneamente, i red carpet, ci si direziona, quindi, in strada; si sbirciano i look off-duty, le tenute da tutti i giorni; si puntano i riflettori verso quel che, in buona parte, quotidianamente ci appartiene.
Un mestiere, a ben guardare, quello dedicato alla cura dell’immagine di un personaggio, sportivo o non, a tutto tondo. Non necessariamente o non solamente legato agli eventi. Il PR tour è un lavoro continuo. Senza contare che chi gioca è perennemente in giro: “Cerchiamo costantemente look perché, in una normale stagione, giocano 82 partite, quindi è un progetto ricorrente“.
Certo, si tratta ancora, forse, di una tendenza in erba, fenomeno prettamente d’oltreoceano. In Europa si ha scarsa cognizione delle potenzialità che riserva il costruirsi un brand personale, un’immagine che oltrepassi la prestazione sportiva. Eppure, di giorno in giorno ci si rende conto del peso di un’occupazione, tesa a mostrare e spiegare al mondo ogni sfaccettatura della propria personalità: le passioni, gli interessi… e farlo, attraverso un linguaggio inedito. Mettendo sul piatto stile di vita, abitudini… a servizio, peraltro, di un universo rocambolesco, insidioso, capriccioso, come quello della moda.
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