I peccati di Guardì… caduti in Prescrizione per intercorso tempo

I peccati di Guardì… caduti in Prescrizione per intercorso tempo

Roba vecchia, asserisce lui. Cose di tanto tempo fa. Ecco, come risponde alle accuse di “patriarcato, misoginia e omofobia in tv“. È questo, di fatto, il titolo del servizio, opera di Filippo Roma e Marco Occhipinti, che andrà in onda nel corso della puntata de Le Iene, questa sera.

L’anticipazione video diffusa sui Social mostra una serie di fuori onda, protagonista il regista de I fatti vostri, Michele Guardì, storico autore Rai che ha firmato molti, tra i più noti programmi di viale Mazzini.

Finito nel mirino, per ingiurie nei confronti, ad esempio, di Giancarlo Magalli, definito “cane malato“, o di altre persone presenti in studio. “Signorina sorrida, finga di esistere“, si sente urlare e, ancora: “Che ca* mastica la pu….“. In un altro frammento: “Ma levalo sto fr*** di me****“, tanto per non risparmiarci proprio nulla. L’anticipazione si conclude con lo stesso regista intercettato dai nostri, che gli fanno ascoltare quanto pronunciato in prima persona.

Cose vecchie“, sarebbe la giustifica. “Non ha rilievo per me. Sono assolutamente tranquillo“. D’altronde, parte delle invettive sarebbe già arrivata alle orecchie degli utenti tanto tempo fa. Undici anni fa, per la precisione, trasmessa da Antonello Piroso, nel mentre del suo programma su La7. Ed è proprio Guardì a ricordare: “Tanto tempo fa dissero che Guardì grida in regia. Era una serata speciale con dei problemi tecnici. Ero un pochino nervoso e, in qualcosa, ho esagerato. Tutti i destinatari delle mie parole non se la sono presa, ci ho parlato… sono cose vecchie“, ribadisce.

Prosegue: “È una cosa pretestuosa, tirata fuori perché non hanno nulla da fare. Poi, rivolto proprio a Filippo Roma: “Lei, quando tornerà a casa stasera, dirà: ho stalkerizzato Guardì“.

Nessun timore, rispetto all’eventuale reazione della Rai: “Che deve succedere? Per carità. Mi lascia del tutto indifferente. La Rai non c’entra niente con questo. Se vogliono disturbare il mio rapporto con la Rai, hanno sbagliato obiettivo!“. Sono state montate cose che «in 5.600 puntate si possono dire. Dicono che sono sessista? È una sciocchezza“.

Il vero motivo sarebbe, invece, la rincorsa agli ascolti: “Ogni tanto cercano di alzare il tiro, cercando personaggi che possano fargli fare ascolto. Io sono tra questi e ne pago il conto. Ma non mi preoccupo. A Roma ho detto: “Invece di inseguirmi per strada, datemi un passaggio e ne parliamo in macchina”. Sono salito sulla loro auto e ho parlato per un quarto d’ora. Cercano di attaccarmi, ma non c’è nulla da dire“.

Come a voler significare, tanto rumore per nulla. Chiacchiere e niente più, giusto per sollevare un po’ di audience. Eppure, di questi tempi, qualcosa, addosso, rimane. Si attacca alla pelle quel senso di fastidio – impercettibile, quasi, ma presente – che poco consente di legittimare tutta una sequela di atteggiamenti, di per sé sorvolabili ma che, in ogni caso, fanno da esempio. Contribuiscono, loro malgrado, nella lettura di una società fiacca e sfatta.

La televisione non per forza deve educare e, fin qui, ci siamo. Tuttavia, nell’informare, nell’intrattenere… dovrebbe mantenersi cosciente del proprio ruolo. Specchio di una reltà di cui non dovrebbe rappresentare unicamente il riflesso passivo.

Il sintomo non è il male, vero, ma lo evidenzia. Così lo squallore, giustificato, in qualsivoglia circostanza, non fa che sottolineare e portare all’evidenza quel che non va. Indipendentemente dal fatto che gli atteggiamenti risalgano a ieri, oggi oppure debbano ancora accadere… Il marcio emana cattivo odore. Punto.

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