Questione treni: una storia tutta ancora da scrivere
Distanziamento: si… no… Sono i giorni dell’altalena, questi, e non ha mancato di accorgersene chi si è trovato – suo malgrado – costretto a dover salire su un treno. Il Governo ha ripristinato, in tutta corsa, l’ordinanza che prevede il viaggio solo a convoglio pieno, per metà.
Decisione legittima – va detto – date le preoccupazioni derivate dai numeri di contagi registrati negli ultimi giorni. Focolai, certo, ma il trend appare in crescita e questo allarma, in primis, il Comitato Tecnino Scientifico, accanto al Ministero della Sanità.
Si stima, dunque, che solo Italo abbia lasciato a terra circa 8 mila persone. Immaginate: il caos.
Laconico, l’annuncio della compagnia Ferroviaria, che “Si è già attivata per rimborsare i passeggeri, nel più breve tempo possibile, e sta lavorando per ridurre al minimo eventuali disagi per i prossimi giorni, confidando nella comprensione dei suoi clienti“.
Di fatto, otto treni soppressi. Tra questi, quelli che dalla Capitale meneghina arrivano ad Ancona, nucleo ‘strategico’ di smistamento, verso le località di mare della riviera romagnola. Trenitalia – dal canto proprio – fa ‘buon viso a cattivo gioco‘ e, certosina, chiama i passeggeri, uno ad uno, per far scegliere loro se ottenere un rimborso, in caso di cancellazione del viaggio, oppure optare per un’alternativa.
Il ‘no‘ delle amministrazioni locali
Diverso, l’atteggiamento delle Regioni, convinte, al contrario, nel mettere i propri mezzi pubblici a totale disposizione dei passeggeri. Mentre Roberto Speranza, alla direzione della Salute, ribadisce l’importanza dei comportamenti sociali atti a mitigare la pandemia, queste ultime ‘fanno blocco’.
Lombardia, Liguria, Piemonte, Friuli Venezia Giulia – tutte a guida centrodestra – si uniscono in un unico fronte, deciso ad un percorso autonomo, laddove non corrisponda alle norme, previste da Conte ed affiliati.
“Le incertezze delle ultime ore segnalano una la mancanza di una regia, a livello Nazionale“, denuncia, provocatoria, Claudia Terzi, portavoce di un malcontento che si allarga a macchia d’olio.
L’incertezza di ATM & co.
E mentre le amministrazioni locali borbottano, nel calderone finisce anche ATM (Azienda Trasporti Milanesi) che, insieme a Trenord, avrebbe dovuto iniziare ad eliminare cartelli e adesivi che, finora, indicavano i posti vietati. L’azienda, in questo senso, ha preferito sospendere ogni attività.
Arrigo Giana, direttore di ATM e presidente di Agens, intervistato dal Il Corriere, fa notare “come, in questi giorni, ci siamo venuti a trovare in una situazione normativa contraddittoria che, al momento, non è ancora stata chiarita… E’ necessaria una linea… univoca perché, di fronte alle diverse ordinanze, i gestori dei trasporti non sanno a quali regole doversi attenere“. Una sorta di epitaffio del sistema trasporti, insomma, avvalorato dalle correnti politiche pronte – come sempre – a ricamarci su, ognuno a proprio modo.
Non ultimo, l’annuncio di un’interrodagazione parlamentare, da parte di Maurizio Gasparri, senatore in forza alla destra, per sapere “se la direttiva vale per tutti o solo per alcuni… Occorrono risposte immediate, per sapere se… continuerà a rimanere in vigore e chi l’abbia rispettata“.
Ci si sollazza, insomma, al gioco di sempre. Un rimpiattino che, tuttavia, sembra aver stancato gli Italiani, sfiancati dal Coronavirus e ancor di più dai suoi effetti collaterali e stufi di considerare la propria esistenza nelle mani di chi, in quest’estate torrida, pare non abbia null’altro da fare, se non divertirsi con il solito teatrino, visto e rivisto.
Marionette noi, combattute tra il valore – inviolabile – della vita e il desiderio di indipendenza, di libertà, che tanto ci manca, da quel lontanissimo inizio di marzo.
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