Mettiamoci a tavola… regione per regione
Vogliamo dire: ‘A ciascuno il suo?’. Già, poiché, in Italia, la tradizione culinaria – è arci noto – è elevatissima. Gli alimenti sono di massima qualità e le ricette che ad essi si possono associare sono numerose, per scelta e resa. Preparazioni, talvolta, fortemente identitarie, sintomatiche di una determinata località o regione, recupero di metodi e abitudini lontani, eppure ancora attualissimi.
Piatti illustri, che chiedono ‘solo’ di venire assaggiati…
Partiamo, allora, dal punto più alto, vale a dire dalla Valle D’Aosta. Qui regna la Carbonada, tipica pietanza a base di carne di derivazione – peraltro – belga. Nutriente e ricco, può a tutti gli effetti esser considerato anche un piatto unico.
Gli Agnolotti piemontesi rappresentano un primo semplice e delizioso, da condire con la carne oppure con burro e salvia, ancor più caratteristici.
Se ci dovessimo trovare a passare per l’Abruzzo, in particolare nei dintorni di Chieti, il consiglio sarebbe quello di assaggiare le Pallotte casc’ e ove, piatto di recupero, un tempo; oggi brillante manifestazione delle usanze culinarie del posto.
Mai provato il Farro in coccio molisano? Delizioso, nutriente, antichissimo e buono… tanto tanto buono.
La Zuppa Gallurese rappresenta, dal canto suo, un invito aperto a visitare la Sardegna. Derivata dalle usanze contadine si realizza con pane raffermo, formaggio e brodo di pecora e riesce sempre a scaldare il cuore di chi lo mangia.
Come non segnalare il Frico, accompagnato magari dalla Polenta con i funghi, se ci si trova in Friuli? Un toccasana nei giorni invernali, semplicissimo da preparare.
E’ festa per il palato, se ci si avventura in Campania. Qui, la Parmigiana di melanzane rappresenta una vera e propria esperienza, eseguita – secondo una ricerca di qualità – con amore e pazienza.
Niente panna? Ditelo agli Umbri, quando predispongono la tavola per la famosa Pasta alla norcina. Salsiccia, tartufo… tutto, qui, si sposa perfettamente.
I Canederli costituiscono un vanto per il Trentino Alto Adige. Il piatto ufficiale di ogni sciatore del weekend, da consumare al chiuso, all’interno di una calda baita.
I Maccheroncini di Campofilone sono un racconto di piacere, attribuibile agli abitanti delle Marche. Capelli d’angelo, nella sostanza, la cui ricetta risale addirittura al 1400; numero uno tra le preferenze anche dei villeggianti.
Sapete cosa sono i Cutturiddi? Si tratta di agnello, cucinato secondo le osservanze della Pasqua, in quel della Basilicata, in cima alle preferenze di oriundi e turisti.
I Tortelli verdi, preparati con pasta fresca all’uovo e un ripieno di spinaci, magari innaffiati con un’abbondante manciata di parmigiano ed accompagnati con il Lambrusco parlano da soli delle tavole Emiliane. Senza bisogno di aggiungere altro.
Il Risotto alla milanese, invece, è talmente radicato su territorio, da essere stato addirittura registrato dal Comune lombardo.
Ci vogliono stomaci forti e circa 7 ore di cottura per le Frittole di maiale, caratteristiche di Reggio Calabria.
Se parlate di Trenette al pesto, non ci si può esimere dal pensare Liguria, tra le invenzioni – sappiate – più rinomate al mondo.
Lo Sfincione non è altro che la pizza siciliana, meraviglia di creatività; street food, che si rintraccia soprattutto tra le vie di Palermo.
Passiamo alla Toscana. Qui, il Castagnaccio, preparato solitamente in autunno, deve il suo nome alla farina utilizzata nella cottura. Eccellenza, arricchita dalla presenza di pinoli e uva passa.
Scendiamo in Puglia e soffermiamoci ad assaporare le Bombette. Involtini di carne, talmente buoni da creare dipendenza.
Stesso dicasi del Baccalà alla vicentina, piatto radicato nella cultura veneta, a tal punto da godere della protezione della Confraternita del Baccalà alla Vicentina, custode della ricetta originaria.
Non è nell’elenco delle pietanze più leggere; tant’è, la Trippa alla romana rimane un simbolo, per la Capitale.
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