‘Mammamia, che paura!’
Il mestiere di regista non è affatto semplice e ognuno, va da sé, sceglie il modo attraverso cui comunicare con i propri attori. Se, perciò, alcuni cineasti sanno distinguersi per la pazienza, per l’ascolto, per la dote, anche, di saper lasciare liberi gli interpreti, dando loro, almeno in parte, carta bianca, altri sono conosciuti come veri e propri tiranni. Provocatori che, tramite una serie di manovre sapientemente orchestrate, riescono a spingere il materiale umano a disposizione, esattamente là dove vogliono.
Poco conta – certo – che i mezzi o le maniere di cui si servono siano più o meno leciti. Ciò che importa è il risultato e il prezzo, per chi recita, è spesso alto. Dunque, le performance che ne vengono fuori sono assolutamente realistiche, destinate a lasciare per sempre una traccia nella storia del Cinema.
Unico, solo, irripetibile… Hitch
Tra i numerosi cultori della tecnica strizza-attori, giusto per fare qualche nome, Quentin Tarantino, Stanley Kubrick, anche se, su tutti, spicca colui che potremmo considerare il vero precursore della pratica, vale a dire Alfred Hitchcock, capace di traumatizzare tutte o quasi le protagoniste dei suoi girati.
Casi famosi – quelli che lo hanno visto in primo piano – per i quali, oggi, l’uomo sarebbe potuto incorrere in gravi sanzioni penali.
Partiamo, allora, da Janet Leigh, la famosissima Marion Crane in Psyco. Ebbene, la donna, come ha ammesso in seguito, è rimasta realmente sorpresa, durante le riprese dell’emblematica scena del delitto sotto la doccia. Ne è stata, anzi, letteralmente traumatizzata, tanto da non riuscire ad avere a che fare con il getto d’acqua per diverso tempo.
Tippi Hedren è stata, in fase di riprese de Gli Uccelli, realmente attaccata da un gruppo di volatili. Episodio, che l’ha esposta ad un reale pericolo fisico, procurandole una serie di ferite e che, soprattutto, le ha causato un vero e proprio trauma. Nonostante i maltrattamenti subiti, la donna accettò comunque di girare Marnie. Intanto, però, il cineasta aveva sviluppato, nei confronti della sua protagonista, una evidente ossessione, tanto da arrivare persino a minacciarla, nel momento in cui Lei si rifiutò di cedere alle sue avances. Le avrebbe rovinato la carriera. Nel frattempo, quasi per punirla, la obbligò a girare un’umiliante scena di violenza.
Affinché Joan Fontaine potesse, nel miglior modo possibile, rappresentare il suo ruolo come seconda Signora de Winter in Rebecca, la prima moglie, Hitchcock la sottopose a continue critiche, manipolandola ed esercitando forti pressioni, affinché il senso di insicurezza e inadeguatezza emergessero dallo schermo. Non fu meglio, quando la donna girò, guidata sempre dal cineasta inglese, Il sospetto. Al fine di rendere la sua interpretazione ambigua ed enigmatica, non perse occasione neppure per schiaffeggiarla. “Perché il pianto sembrasse più credibile“, disse poi. Pretesti, che condussero l’attrice ad uno stato confusionale tale, da costarle, a seguire, anni di terapia.
Persino l’algida Grace Kelly, interprete, prima di sposare Ranieri, del ruolo di Lisa ne La finestra sul cortile, dovette subire le pesanti invettive del regista, convinto che la donna non esprimesse appieno e in maniera autentica il proprio stato d’animo di paura. Nello stesso anno, 1954, fu la volta de Il delitto perfetto. Come accadde per Tippi Hedren, anche la futura principessa di Monaco fu molestata dal regista, che si mise a spiarla con un telescopio durante i suoi appuntamenti amorosi e non perse poi occasione per insultarla, privatamente e pubblicamente, per aver privilegiato alla carriera il matrimonio.
Vogliamo parlare di Vertigo? Hitchcock controllò minuziosamente l’aspetto e l’interpretazione di Kim Novak, alias Judy, ne La donna che visse due volte. Influenzò a tal punto la vita privata dell’attrice, da costringerla a tingersi i capelli di biondo platino e tenerla lontana da altri eventuali progetti, per potersi dedicare completamente alla sua produzione.
La cruenta scena dello strangolamento di Brenda, interpretata da Barbara Leigh-Hunt, in Frenzy, venne ripetuta innumerevoli volte, ciascuna delle quali filmata con dovizia di particolari. Il senso di malessere accumulato causò all’interprete britannica non solo una grave forma di disagio, ma un trauma, del quale non riuscì a liberarsi per anni.
Neppure Ingrid Bergman scampò dalle manie compulsive del maestro Hitch. Nei panni di Alice in Notorius, fu manipolata, riportando alla luce sue esperienze personali. Una manovra, per dare sfogo all’angoscia e concedere spazio all’emotività. Non si conta il numero delle volte in cui venne girata la scena del bacio, il più lungo della storia del Cinema fino a quel momento. Non solo, anche la donna entrò a far parte della schiera delle ‘concupite’…
Sebbene l’attrazione fosse tutta rivolta all’universo femminile, Hitchcock non dette tregua neanche ad alcuni attori, come, ad esempio, John Dall e Farley Granger. Durante il girato di Nodo alla Gola (1948), i due furono sottoposti a lunghe ore di riprese che richiesero uno sforzo enorme, fisico ed emotivo e che li consumò, letteralmente.
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