Facciamoci tutti un bagno di umiltà…

Facciamoci tutti un bagno di umiltà…

Così, alla stregua di una Caccia al Tesoro, siamo in cerca… Ci siamo, cioè, infilati nella posizione di chi non sa più che pesci pigliare. Un tempo si diceva Aura mediocritas, in medio stat virtus. Vero ma a noi, questo tipo di mediocrità – ammettiamolo – non sta facendo niente affatto bene. Già, poiché non respira di equilibrio ma di pigrizia, di svogliatezza, di insana attenzione verso quel che si sta facendo.

E non è che non ce ne fossimo accorti, solo che la dipartita di Spalletti dalla Nazionale ha acceso – o rinfocolato, se preferite – il tema. Dunque, i giornalisti se la prendono con la Federazione; Gravina, a sua volta, si pulisce la faccia dietro la ‘potenza’ dell’avversario; i giocatori ce l’hanno, invece, con il sistema, che li fiacca, al punto tale da arrivare a giocare le partite ‘di gruppo’ in riserva, poco propensi a buttarsi ‘anema e core‘, in favore della bandiera Tricolore.

Punti di vista e ci sta. Fatto sta, ci giustifichiamo, confrontandoci con nemici, la cui potenza paragoniamo a quella di una ‘corazzata’, consapevoli che, quanto è più in gamba l’avversario, tanto più onore si ricava per noi stessi. Si evita, tradotto, di uscirne a pezzi. Poi guardiamo bene, però, e ci rendiamo conto che, forse, è il caso di ridimensionare…

Purtroppo e con rammarico, aggiungiamo, perché sarebbe bello cavarsela così, con l’illusione di aver dato e fatto di tutto, sudato fino all’ultima goccia di sangue benché, comunque, non ci si sia riusciti.

Niente alibi, invece, non ce li possiamo più permettere; qui la faccenda è altra.

Ad oggi, manca un c.t.. ‘Defunto’ Spalletti, si attende di eleggerne l’erede e sfiora quasi il ridicolo la corsa a rincorrere… chicchessia. Chiunque possa ritenersi anche ‘mediamente’ – e vai ad accontentarci – valido, per modificare l’adagio a cui, da tempo, ci siamo abituati. Non tenendo conto che, pur cambiando l’allenatore, non mutano i nomi di chi calcia il pallone o, meglio, non cambia il loro modo di ragionare. Forti, abili? Spalletti ribadisce di averli scelti personalmente e, pertanto, di averli ritenuti tali ma quel che è su carta, poi, fatti alla mano, latita sul campo da gioco.

Dunque, ritorniamo lì, al momento in cui, lente tra le dita, ci incamminiamo alla ricerca di ‘veri campioni’ e non che alcuni non lo siano. Gigio Donnarumma ha dimostrato, a più riprese, di disegnarsi come un fuoriclasse. Un’eccellenza a livello mondiale ma, da solo, non basta.

Nicolò Barella ci ha fatto vedere – non solo intuire – di sapere alzare il tiro della partita ma ultimamente è sottotono e altalenante. Sandro Tonali, a sua volta, ha un grande potenziale ma deve ancora effettuare l’autentico salto qualitativo. Alessandro Bastoni è un difensore dall’ottimo rendimento. Eppure, di tanto in tanto, si perde… Ce ne sono altri, certo ma nessuno del tutto convincente, questo è il punto. Di Marco, Di Lorenzo, Cambiasco, Calafiori, Chiesa… Tutti associabili nell’espressione per cui ‘una rondine non fa primavera‘. Insomma, sono spariti i 10 e, a certificarne l’assenza, c’è l’inesorabile legge del mercato. Nelle dinamiche dei Club, i Nostri non li vuole nessuno, o quasi. Restano fuori dalle trattative e il motivo – ahinoi – è presto detto.

Inaffidabili, prima ancora che scarsamente abili, il che è ancor peggio e mediocri, per ritornare a bomba. Fonte di un problema che, evidentemente, non può risolversi né sostituendo il c.t,; né cambiando la tattica di gioco; né scontrandosi con avversari meno capaci o determinati. Qui tocca lavorare alla radice. Correre, difendere, ottimizzare, tutto meglio, tutto con più grinta e più cuore. Vero, l’x factor non è da tutti ma il talento, quello sì, si coltiva, come pure la fede in un’idea, la passione verso un obiettivo comune, lo spirito di squadra.

Non siamo sufficientemente bravi, poiché non siamo sufficientemente motivati ad esserlo e perché, in qualche modo e inevitabilmente ci siamo impigriti, intorbiditi, ingrigiti, seduti. Sarebbe il caso di rialzarsi, allora. Di spegnere la tv, allontanarsi dal divano e uscire di casa, per andare al campetto dove ci aspettano gli amici e giocare la più epica delle partite di pallone. Esattamente come si faceva una volta.

IN GENERALE, PARLIAMO DI CALCIO

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