Quando la “Quarantena sicura” può diventare un pericolo per le donne
Quarantena sicura. Già, ma per chi? In un momento in cui si fa sempre più stretto e inderogabile l’obbligo di non muoversi da casa, esiste chi, protetto, non ci si sente ugualmente, persino – o meglio sarebbe dire: ‘proprio’ – nel luogo che, per antonomasia, dovrebbe farlo sentire in salvo.
L’emergenza Coronavirus sembra, in qualche modo, aver spazzato via le restanti priorità. Messo in secondo piano le problematiche che, date le legittime misure restrittive, sussistevano e permangono tutt’ora, e dalle quali difendersi, per alcune categorie, diventa giorno dopo giorno più complesso.
Si può uccidere in tanti modi, e la pandemia del Covid-19, a quanto pare, non ne risparmia nessuno. Donne e bambini si prefigurano, barricati in casa, a vittime eccellenti. Perdono il diritto alla parola, braccati, come sono, tra le mura domestiche che, più che un rimedio, sembrano assumere i tratti di una inesorabile prigione.
I centri anti-violenza ancora attivi
Criticità nella criticità, sottolinea Elena Bonetti, ministro per le Pari Opportunità e la Salute. Da non sottovalutare.
“Sono ore in cui dobbiamo stare a casa.
Ma non dimentichiamo le donne per cui la casa è il luogo della violenza” si legge sul sito del 1522, il numero di emergenza anti-violenza e stalking. Numero… “Sempre attivo. Se sei vittima di violenza o stalking chiama! Noi ci siamo“.
Niente restrizioni per chi scappa
Isolamento, convivenza forzata, impossibilità ad uscire… sono territorio fertile per le violenze che donne e bambini sono costretti a subire.
Lo spazio fidato prende le sembianze di un luogo funesto, dal quale scappare sembra diventato impossibile. Secondo quanto riferisce Save the Children, il magistrato della procura di Milano, Maria Letizia Mannela, ha denunciato una diminuzione delle denunce per maltrattamenti. Come se, oltre al diritto, adesso persino la speranza avesse perso la voce.
Urge, invece, ricordare che le donne che necessitano di assistenza potranno uscire di casa dalla “quarantena sicura”, per recarsi in un centro antiviolenza; questi spostamenti rientrano in quelli considerati “di comprovata necessità“.
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La porta è sempre aperta
“Dal primo istante ho ribadito che questo potesse significare per tante, troppe donne, un rinchiudersi nell’incubo delle violenze domestiche“, ha raccontato il ministro Bonetti, durante un intervento al programma radiofonico di Radio 1, Giorno per giorno.
“Quindi, da subito, abbiamo attivato una campagna per affermare che il 1522 è un numero che rimane perennemente attivo“.
“La porta per uscire dalla violenza domestica è sempre aperta“. Lo Sportello continuerà il suo lavoro senza sosta. Non abbiate paura della paura.
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