Coronavirus e Sindrome della capanna. 1 milione di italiani teme il ritorno alla normalità
Gli esperti la conoscono come: “sindrome della capanna”. Si presenta nella veste sibillina di ansia diffusa, nel momento in cui è possibile tornare alla normalità, dopo settimane di isolamento. Un po’ come funziona quando, dopo un periodo di convalescenza, si riprende il quotidiano…
Inevitabile che il Coronavirus non mietesse vittime, anche in questo senso. Tanto, che la Società Italiana di Psichiatria (SIP) si vede nella posizione di lanciare l’allarme: secondo le stime, la sindrome colpirà oltre un milione di italiani.
Una reazione normale, che può degenerare
Dorata, certo, ma pur sempre prigione. E invece la paura dell’ignoto è assai più insidiosa di quanto si possa immaginare. Così, le mura domestiche si disegnano a confortevole rifugio, che abbandonare risulta, con il trascorrere dei giorni, sempre più difficile. E scomodo. Un limbo, creato ad arte per proteggerci, mentre fuori imperversa il Covid-19. Così, siamo stati portati a considerare la nostra abitazione, negli ultimi mesi. E adesso che la possibilità di respirare aria nuova si fa sempre più concreta, sbuca parallela e inaspettata, una certa inquietudine.
“È una reazione normale e comune, anche per le persone più equilibrate psichicamente“, spiegano Massimo Giannantonio ed Enrico Zanalda, presidenti SIP. L’eccezionalità della situazione giustifica le nostre più che umane debolezze, come il timore di non riuscire ad adattarsi ai ritmi precedenti la pandemia
I segnali di allarme
Apprensione giustificata, dunque. Ma guai a sottovalutare i campanelli d’allarme.
Se questa si protrae per più di tre settimane “in un caso su tre, aumenta il rischio di sviluppare, nel tempo, veri e propri disturbi mentali” – avvertono gli psichiatri – “Come la depressione maggiore, gli attacchi di panico e i disturbi dell’adattamento“. Rimurginare costantemente sulle preoccupazioni non libera dall’incertezza.
“Se ansia, frustrazione, insonnia e irascibilità non sono temporanee bisogna rivolgersi ai medici”, consiglia la SIP.
L’SOS della Società Italiana di Psichiatria
Va sottolineato, inoltre, come vadano a sommarsi, alla sindrome in questione, tutti quegli eventi: lutti, perdite e danni economici che, per essere metabolizzati, richiedono un lasso di tempo e un lavoro su se stessi, non indifferente.
Ferite profonde della psiche, pesanti da digerire. “I primi segnali di questa ondata stanno già investendo la rete dell’assistenza, con un preoccupante impatto”, riferiscono i due medici, che parlano di un aumento del numero di pazienti pari a un terzo, in seguito all’emergenza Coronavirus. Un calcolo, che si aggira intorno alle 300mila persone.
Il richiamo allo Stato
La SIP si appella, quindi, alle istituzioni, affinché non si occupino solamente della ricostruzione economica, ma si prendano anche cura del tessuto sociale, provato dalla quarantena.
Si richiede “lo stanziamento immediato di almeno 40 milioni di euro, per l’assunzione di 800 psichiatri” e una maggiore diffusione della telepsichiatria, per raggiungere i pazienti in totale sicurezza e dar loro supporto.
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