Salviamo il mondo… con le mucche. Burger King cambia dieta ai suoi animali
Che sia gustosa, sì… ma anche eco-sostenibile. Le frontiere della cucina moderna prevedono un approccio al mangiare che si presenti, innanzi tutto, rispettoso dell’ambiente. Ecco, quindi, che anche le immense catene di Fast Food, pur non volendo rinunciare alla propria identità, si arrovellano, in cerca di soluzioni inedite.
Rispetto delle regole alimentari e del mondo che ci circonda: questo, il primo precetto. Inderogabile. E adesso, dopo aver eliminato ogni genere di conservante chimico dai propri prodotti, Burger King – questa la notizia – si impegna a ridurre l’emissione di gas metano negli allevamenti che contraddistinguono l’Azienda.
Tra i più diffusi ed inquinanti, è, infatti, quest’ultimo, frutto degli ‘scarti’ – se in tal modo li si vuol definire – prodotti, nel quotidiano, dalle mandrie. Come a dire che le mucche sono inquinanti. Per ridurre il disagio, il Colosso Americano si è rivolto, quindi, ad un gruppo di studiosi dell’Università della California. Chi meglio di loro, del resto, per architettare una soluzione alla tossicità, causata dalle vacche?
I nuovi pasti… a base di citronella e alghe
Ebbene, ne è risultato che la maggior parte del ‘disagio’ deriva dalla flatulenza dei bovini, motivo per cui si rendeva necessario modificare la dieta giornaliera dei diretti interessati.
Tra un approfondimento e l’altro, ci si è presto resi conto che l’introduzione di citronella e alghe nel regime alimentare dei bovidi consentiva il passaggio di enzimi, capaci di contenere la produzione del gas, all’interno del loro stomaco. Così è stato.
La nuova carne – priva di derivanti tossici – ha debuttato, per ora, presso i punti vendita di Austin, Portland e New York. Un primo sbocco alla fase sperimentativa.
Ricerca, del resto, che si accompagna ad altre. Non risale neppure a troppo tempo fa la scoperta, opera di alcuni pionieri dell’Università di Belfast (Irlanda) che, per modificare le proprietà del latte, basti aggiungere alla razione quotidiana di fieno dei ruminanti 600 grammi di olio di colza, ottenendo una soluzione che contiene il 26% in meno di acido palmitico. (ndr. Per chi non lo sapesse, trattasi di un acido grasso saturo, che ostruisce le arterie). Ottenedo, d’altro canto, un maggior apporto di acidi grassi insaturi, ad esempio l’oleico.
Si sperimenta, insomma. Ci si ingegna, avanguardisti del nuovo mangiare e si riflette, con un occhio… magari due, alla salute. E, a ben pensarci, se il cibo è sano, anche il sapore, inevitabilmente, non può che guadagnarne.
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