Il zig-zag della scuola, tra nuovi orari ed elasticità nei giorni di lezione
La scuola riprenderà, questo è certo. E, in attesa del prossimo 14 settebre, ci si barcamena su come orientarsi, riguardo agli orari delle lezioni. L’assetto di sempre, causa Coronavirus, è ormai stravolto. Non resta che fare i conti con le necessità di genitori e alunni, tenendo presente le disponibilità che ogni ambiente abilitato è in grado di offrire.
L’obiettivo è garantire le 40 ore settimanali. Di fatto, il consueto orario 8:30-16:30 suona già di rarità. Per evitare assembramenti, ingressi e uscite saranno scaglionati e c’è chi propone l’apertura delle aule, anche di sabato. Ogni scuola deciderà in base alle necessità e agli spazi a disposizione: questo è quanto.
Lezioni più brevi ed entrate posticipate
Un ripartimento ‘orizzontale’, come si fa per gli uffici. Le lezioni, scandite su sei giorni anziché cinque, durerebbero meno. Uscita alle 15.00, se l’ingresso è alle 8.30; se invece, secondo desiderio di alcuni, si anticipa alle 7.30, alle 14.00 i ragazzi sono fuori. Con somma preoccupazione di quanti, genitori, essendo impegnati, scelgono il tempo pieno per necessità.
Al contrario, potrebbe accadere – mantenedo le 8 ore giornaliere – entrando alle 9.00, di dover posticipare, e di parecchio, l’orario di uscita, vedendolo slittare fin dopo le 17.00. Con conseguente ritardo e diminuzione per lo spazio da riservare ai compiti e alle attività extra-scolastiche. Anche questo, un nodo non poco ostico da sciogliere.
C’è poi la questione più piccoli. Se, in fondo, gli adolescenti sono, tutto sommato, autonomi, ben diversa è la situazione, quando si parla di bambini che frequentano le elementari e necessitano di essere accompagnati. Immaginiamo una famiglia tipo, con figli di età scaglionata. Potrebbero dover presentarsi ad orari diversi… un rompicapo, insomma. Che, al momento, rimane tale.
Intanto, si monitora, tra focolai e nuovi richiami, quel che succede. Sperando che l’equilibrio ritorni, presto. Auspicando che l’esigenza di ‘normalità’ – che già da sola sembra una chimera – non resti a lungo solo un sogno.
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