La surreale storia di Malcom che perse… l’attrezzo
Liberi di crederci o meno. Fatto sta, questo è il racconto.
Malcom McDonald, 45enne meccanico di Norfolk, ha subito l’amputazione… badate bene… del pene. Lo ha preteso una persistente infezione al perineo, che aveva mandato il muscolo in cancrena. Due anni, vissuti con smarrimento da parte dell’uomo, che si è sentito alla stregua di un “guscio”; un contenitore, utile a poco.
Come dargli torto, del resto? Ha cercato allora di ‘annebbiarsi’ bevendo, con l’esito di cadere in uno stato depressivo, ancor più sconfortante. Poi, però, l’intuizione. Gli si è posta davanti la possibilità, grazie alla chirurgia, della ricostruzione di un nuovo organo. Niente esitazioni.
Raccolte 50 mila sterline, ha fissato un intervento con il professor David Ralph, dell’Universà di Londra; esimio, sull’argomento. La pelle del braccio sarebbe stata utilizzata per ricostruire l’uretra. A seguire, l’inserimento di due tubi di gonfiaggio, collegati ad una pompa manuale.
Fin qui… paradossale, insolito, ma comprensibile. La storia si complica quando l’uomo – e anche noi – viene a sapere che, affinché terminazioni nervose e vasi sanguigni potessero funzionare correttamente, avrebbe dovuto tenere il nuovo pene nel braccio, per circa due anni.
Il nuovo pene: “L’ho chiamato Jimmy“
State strabuzzando gli occhi? Ebbene, Malcom, ancora una volta, ha tirato dritto per la sua strada. Armato di ironia, ha rivelato di aver dato al suo ‘amico’ persino un nome: “L’ho chiamato Jimmy“, ha scherzato, niente affatto preoccupato dei commenti – più o meno spiacevoli – di quanti, notandolo, potessero deriderlo.
“Ci sta. Non è usuale vedere un uomo con il pene nel braccio. Vedo il lato comico, devo. Non ho altre opzioni. Se non riesco a ridere del pene nel mio braccio, è finita“.
E un po’, nell’imbattersi in questo episodio, ai limiti dell’assurdo, torna alla mente il celebre romanzo di Alberto Moravia: Io e Lui, che della faccenda si occupa, a tutto tondo.
”Il problema che ho affrontato in ‘Io e Lui”’, dichiarava l’illustre scrittore, allora, in un’intervista, ”è terribilmente serio, anche se la veste è comica. E’ la sessualità, da una parte, personificata in ‘lui’, cioè nella virilità fisiologica e dall’altra parte, la spinta contraria alla sessualità, verso una meta artistica, intellettuale, sociale e civile.” Quanto di più vero, vien da riflettere.
L’unico ‘reale’ inconveniente, nella vicenda di Malcom, è che, dalla ricostruzione sono trascorsi già 4 anni. Nel 2018, l’operazione è stata posticipata, per problemi di salute. Poi, a rallentare, è intervenuto il Covid… insomma, l’attesa pare interminabile.
Il ‘nostro’, intanto,non si allarma e, anzi, preferisce riderci. Sa che è questione di tempo ed è convinto che, prima o poi, tutto, ma proprio tutto, tornerà al posto giusto.
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