Alla Fiera dell’erotismo si scatena… la nostalgia
Il nome – Bergamosex – non lascia adito a dubbi e l’intento – senza troppe incertezze – è, del resto, proprio quello: andare a pungolare quel tanto di pruriginoso che alberga, ancora, nel cuore – o meglio, nel basso ventre – degli italiani. Coronavirus permettendo, chiaro.
Già, perché adesso persino le manifestazioni dedicate all’hard hanno da essere politically correct, e non per una questione di privacy o di buon gusto ma, assai più banalmente, di salute. Ciò traduce una tre giorni improntata all’insegna della trasgressione (per la cronaca, dal 28 al 30 di agosto, in quel di Bergamo) in un evento dal sapore assai più casareccio, sorta di sagra per famiglie.
Il punto è che tutto è pensato per un pubblico mainstream e quello che dovrebbe essere il reale protagonista, vale a dire il Piacere, è scansato dal un fare, ai limiti del circense. Unghie, ciglia, seni… tutto è ricostruito ‘ad arte’. Perfino di capelli non c’è quasi più traccia: meglio le extension e, a fronte di costumi, gadgets, spettacoli dalle promesse ‘roboanti’, i surrogati in lattice prendono il posto di ciò che Madre Natura dovrebbe – in teoria – aver donato al sesso forte, senza troppe storie. Scarso lo spazio riservato al bondage – riferisce chi ha fatto da spettatore, durante le precedenti edizioni – pressoché inesistente quello dedicato al mondo Lgbt.
In compenso, come ogni fiera che si rispetti, largo ai luoghi comuni. La bancarelle sono attrezzate della costumistica che ci si aspetta – forse – di trovare: dall’infermiera alla suorina, qui ci si traveste in ogni modo, per ogni fantasia. Eppure stride, quel fare talmente scontato, quasi che per tutti debba essere uguale, come se ad eccitarci debbano essere le stesse immagini, gli stessi accenti… in un’omologazione che, adesso, non vuole risparmiare più neppure il letto e i suoi derivati. Certo, volendo, ci si diverte. Come non risvegliare la goliardia, nel momento in cui ci si trova a cavalcare un toro meccanico a forma di pene? Ma, oltre la risata un po’ sempliciotta, tanto in là non si va…
C’era un tempo in cui si leggeva Histoire d’O e si rimaneva turbati. Poi è arrivata Melissa P che, con i suoi Cento colpi di spazzola… ci ha messe a letto, rompendo, sia pur a tratti, il sonno con l’inquietudine. In tempi più recenti, ci siamo addirittura accontentate di Cinquanta sfumature di grigio, rosso, nero… insomma, sia quel che sia, tanto un colore, alla fine, vale l’altro.
Ed ora eccoci qui, in attesa di un fine agosto, che vanta fulmini e saette. Che ci pretende calde, eccitate, sedotte già solo all’idea… ma quale seduzione? E soprattutto quale idea?
Il problema, qui, non è l’ordine pubblico, non è la decenza e, a quanto pare, neppure le restrizioni da pandemia, che tutto è stato adeguatamente calcolato ‘a norma’. No no, la questione, purtroppo, è un’altra… (per inciso, se non lo avete ancora visto andate a ricercarvi un film del 1976. Il comune senso del pudore, si intitola, per la regia di un inaspettato Alberto Sordi)
Ecco, magari non sarà in grado di irretire la libido ma, statene certi, di sicuro quattro sane risate ve le sarete fatte. Gratis.
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