Astor Place: A Manhattan il sogno termina così…
Batti che ti ribatti, la tematica rimane invariata, poiché similare è la situazione, in tutto il mondo. Così, a fronte di una crisi che trancia le gambe dei lavorati italiani e mette in ginocchio il settore del commercio, c’è chi, dall’altra parte dell’emisfero, si ritrova nelle medesime condizioni.
“A questo punto, solo un miracolo potrebbe salvarci. Noi siamo guerrieri, arrendersi è davvero dura“. No, non siamo a Roma, né a Milano, né a Napoli, dove il ‘coprifuoco‘, prole dell’ultimo decreto governativo, si è abbattuto, come una scure, sul comparto operaio e non solo, scatenando le reazioni di cui tutti siamo al corrente. Ci troviamo, piuttosto, nell’East Village di Manhattan. E’ qui che sorge quella che, ormai per tutti, rappresenta un’icona. Astor Place Hairstylists, negozio di barbiere aperto dalla bellezza di 75 anni, chiuderà definitivamente i battenti entro il giorno del Ringraziamento. La crisi economica prima, poi il lockdown hanno finito per affondare un’impresa, troppo poco preparata per poter riparare alle spese di tutti i giorni, a partire dall’affitto.
Un racconto, come se ne sentono in continuazione, vero. Tuttavia, Astor Place non rappresenta solo un posto in cui tagliarsi i capelli. E’ quest’ultimo, lo storico crocevia di etnie e lingue, come avverte il cartello sopra l’ingresso: “Parliamo italiano, russo, greco, spagnolo, francese, polacco, uzbeko, farsi, marocchino, portoghese, bengali, rumeno e un po’ d’inglese“, quasi a ricordare quanto sia vasto ed eterogeneo il globo e come abbia la capacità di concentrarsi, alle volte, e rappresentarsi in un unico spazio, banalmente, paritariamente, come è giusto che sia.
E, attenzione, qui la scelta è davvero trasversale, perché sulle sue sedie si sono accomodati niente meno che Robert De Niro, Kevin Bacon e il sindaco Bill de Blasio. Storia nella storia, pare che uno dei soci, Michael Saviello, trascorresse la pausa pranzo rintanato in un ripostiglio a dipingere ritratti, finché non è finito tra le pagine del New York Times, per promuovere la sua personale.
Nicholas Heller, il “non ufficiale talent scout di New York” come si autodefinisce su Instagram sotto il nome di “newyorknico“, sta operando da giorni, per motivare i cittadini ad aiutare l’Azienda. Un’offerta, un taglio di capelli, una raccolta fondi, tutto fa brodo: “Siamo commossi da tanta generosità, ma davvero non riusciamo più a far fronte alle spese“, ha commentato Paul Vezza, tra i soci. Preparato alla peggiore delle ipotesi ma con il fare ironico di chi ne ha viste ‘di ogni’ ha, tuttavia, aggiunto: “Non spariremo mai del tutto. Sono sicuro che torneremo, magari reincarnati sotto un’altra forma“.
LEGGI ANCHE: Ristoranti: il calvario degli addetti ai lavori
LEGGI ANCHE: Stasera ti porto a cena… a Milano
Commento all'articolo