Tutti in Caserma, a fare Tv
Immaginate un nutrito gruppo di giovani, tra i 18 e i 22 anni. Inseriteli in un tempo ‘sospeso’, ricollocabile – su per giù – intorno alla metà degli anni 2000, momento in cui fu definitivamente accantonato il servizio di leva. Ultimi coinvolti, i ragazzi dell’85. Mattarella, allora Ministro della Difesa, lo definì: “Una svolta epocale“.
“È il dividendo della pace, dopo cinquant’anni“, annunciò. Ora, sulla falsariga del Collegio, esperimento televisivo dal successo ormai conclamato, Rai 2 opera un secondo tentativo, con il nuovo docu-reality: La Caserma. In un edificio del Trentino, nei pressi di Levico, si ripetono le dinamiche che, per anni, hanno interessato genesi di ragazzi appena maggiorenni.
La generazione Z entra, così, definitivamente a fare parte di quello che va ben al dì là dal voler essere una citazione, o un revival. Niente nomination, no eliminazioni – spiegano gli autori. Questo è un gioco, senza esserlo. Coordinati da una squadra selezionatissima di istruttori, fornita dei relativi gradi, si intende formare i militari ‘per caso’ ai principi della solidarietà, del sacrificio, della disciplina. Consapevolezza, da acquisire tramite l’assolvimento delle dinamiche quotidiane, che si tratti dell’attraversare ponti tibetani, piuttosto che dedicarsi ai pasti comuni.
Si tratta, in sostanza, della ricostruzione di una storia collettiva. “Un romanzo generazionale atemporale“, lo definiscono in produzione. Un racconto di maturazione, scevro da qualsiasi sintassi, poiché la grammatica di cui si avvale è universale. Sempre verde.
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