‘Grease’? Misogino e sessista. Via dai palinsesti
E vabbé! Ci eravamo già incappati, neppure troppo tempo fa, con Via col vento. Adesso è la volta di un altro colosso del Cinema hollywoodiano. Un classicone – verrebbe da definirlo – che ha cresciuto fior di generazioni. D’improvviso, politicamente ‘scorretto’, almeno stando ai social network. Grease, trasmesso sul canale britannico Bbc1, ha scatenato – di recente – un’ondata di polemiche.
La pellicola del 1978, che vede protagonisti John Travolta e Olivia Newton-John, infatti, è stata etichettata sul web come sessista, misogina, persino omofoba. E c’è chi, addirittura, ne ha chiesto la cancellazione dai palinsesti televisivi.
Diatriba, che si è scatenata – su Twitter – appena dopo la proiezione del film, nel giorno di Santo Stefano. “Con Grease si tocca il picco di omofobia“, “Grease è misogino, sessista e un po’ stupido“. E, ancora: “Grease fa schifo a così tanti livelli e il messaggio è pura misoginia“. Questo, un esempio dei tanti commenti fatti pervenire dagli internauti.
Il pubblico post moderno, insomma, a stento riesce a digerire scene che, per chi lo ha preceduto, rimangono cult. Dalla trasformazione finale del personaggio di Sandy, alla scena in cui Putzie si sdraia sul pavimento, per guardare sotto le gonne di due studentesse; fino alla frase pronunciata dallo speaker radiofonico Vince Fontaine, in cui chiede ai ballerini di evitare di formare coppie dello stesso sesso.
Ai nostri tempi si rideva. Ora gli stessi frammenti appaiono degni di censura.
Si parla, pensate, financo di incitamento allo stupro, nel momento in cui Danny Zuko canta Summer Nights. Tra le righe del brano, il protagonista descrive come ha sedotto Sandy e il coro chiede: “Dimmi di più, dimmi di più. Lei ha lottato?“. In pratica, stiamo assistendo ad una vera e propria rivolta: “Grease è troppo sessista ed eccessivamente bianco e dovrebbe essere bandito dallo schermo. Dopotutto, è quasi il 2021“.
Già, viene da rispondere. E con tutta questa attesa di progresso, ci troviamo catapultati indietro di decenni. Anche il più innocuo dei girati – infarciti di malizia – si trasforma nel più turpe degli spettacoli. Il fatto, tuttavia, ci preme ricordarlo… noi anziani… è che ‘il male è negli occhi di guarda‘. Infinitamente represse le menti – e tristi – di coloro che riescono ad individuare in un musical adolescenziale, oggettivamente delizioso, un messaggio di cui non solo non è latore. Ma che suona inequivocabilmente ridicolo.
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