Quel Grande Fratello, che di nome faceva Caino

Quel Grande Fratello, che di nome faceva Caino

Omne enim saltus‘, direbbero i latini. Vale a dire: “Tutto passa“, tradotto in un parlare a noi più consueto. Tutto passa… o quasi. Perché, notizia recente, per il Grande Fratello pare non esserci confine. Continua e continua e continua… due, poi una, poi di nuovo in onda due volte a settimana, foriero di un inesorabile stillicidio, che non riguarda solo gli spettatori, ma che finisce per logorare – ed un po’ anche per sconvolgere – financo chi è dentro.

Così, va in scena – come da liturgia – l’appuntamento del lunedì sera e, all’annuncio che la trasmissione non terminerà, come da copione, neppure l’8 di febbraio (rammentiamo ai Signori lettori che un primo, sostanzioso, prolungamento è già avvenuto, in quel di dicembre) un agghiacciante stato di sgomento pare essere piombato nella Casa.

Tommaso Zorzi

A nulla sono valse le parole, dal tono rassicurante, del conduttore. Alfonsina, stavolta, niente ha potuto, nonostante il fare da ‘gattomammone’.

Le luci della Casa resteranno accese ancora per un po‘”, ha annunciato, quasi a sondare gli umori dei concorrenti, per poi lanciare la bomba: “Questo significa che la finale del programma non sarà l’8 febbraio, come previsto, ma sarà non molto tempo dopo. Per adesso vi dico, e vi do la mia parola, che la fine del programma sarà entro la fine di febbraio. Vi daremo al più presto la data del finale. Comunque, vi aspettano altre tre settimane piene. Questa è la realtà dei fatti“.

E se Rosalinda – alias Adua del Vesco o come preferite chiamarla – è scoppiata a piangere nel mentre della diretta, Andrea Zelletta se l’è cavata chinando la testa, per mimetizzare gli occhi lucidi. ‘Madre’ – del resto ha l’età per esserlo un po’ di tutti – Maria Teresa Ruta ha tentato di reagire, chiedendo, a nome del gruppo, la possibilità, nei prossimi giorni, quanto meno di poter parlare a telefono con i propri cari. Opportunità, prontamente concessa del GF.

Mani, invece, al volto, per Tommaso Zorzi. Catatonico, sguardo nel vuoto, il 25enne già nei giorni precedenti aveva dato ampi segni di cedimento, rispetto alla questione. Benché in soccorso sia prontamente intervenuto – da studio – l’amico Francesco Oppini, il ragazzo è stato colto da una vera e propria crisi di panico. “Non ce la faccio davvero“, ha confessato ai coinquilini. “Non possono darti delle date e poi ti portano via per due volte la finale, così“. A seguire, la corsa in bagno, a vomitare, segno di un malessere che va ben al di là dello smarrimento e che sembra, in linea generale, aver compito un po’ tutti.

I nervi, del resto, si percepiscono, e sono a fior di pelle. La crisi di Maria Teresa, con tanto di urla e pianti, avvenuta la scorsa settimana lascia attoniti.

La gente mi scrive – ha dichiarato Signorini – chiedendomi di prolungare il programma fino a maggio e giugno e questo è tutto merito vostro, che state facendo un percorso meraviglioso“. Come aggiungere acqua al fuoco… che si va ad sommare alle tre torte promesse dalla Produzione, per ‘addolcire’ il soggiorno dei reclusi.

Non c’è verso. Persino Stefania Orlando, subito dopo cena, in lacrime si dirige verso la Porta Rossa, fermata a stento dai compagni d’avventura.

Per favore, voglio uscire, voglio tornare a casa mia. Non me ne frega più niente

Ecco. Ci fermiamo. E stiamo un attimo in silenzio.

Questo doveva essere lo Show di ‘allegerimento’, nato – appunto – per portare nelle abitazioni degli Italiani quel po’ di leggerezza, di cui tanto sentiamo l’esigenza. Si configura, invece, arrivati a questo punto, alla stregua di una sorta di carcere. Non si sorride. Gli animi dei residenti sono esacerbati, feriti dalle tante questioni ‘aperte’ con il mondo esterno. Si parla di madri che si prostituivano (il caso Dayane Mello); di coppie, che non trovano approvazione o sostegno dai genitori (Pierpaolo Petrelli e Giulia Salemi ); di figli non riconosciuti o, se tali, non ‘vissuti’, nel proprio ruolo di diritto, da chi li ha messi al mondo… (Zenga). Si tratta di anoressia, di bulimia, di depressione e lo si fa con la stessa delicatezza che se fossimo al mercato del pesce.

Accattatevillo!“, suggeriva sfolgorante la Loren, in riferimento ad un celebre prosciutto, qualche tempo fa. E, siccome del maiale – è noto – non si butta niente, siamo disposti a passare sopra tutto e tutti, per amor di spettacolo, senza considerare che quelle chiuse – sia pur per individuale volontà – dentro questo tritacarne dall’aspetto comfortable, sono persone, prima di tutto. Vanno protette, persino da se stesse, in taluni casi.

Sono fragili o lo sono diventate, a forza di una convivenza coatta che, alla lunga, diventerebbe nevrotizzante persino per il più accanito degli egocentrici o il più burbero tra i Lupi solitari…

Manca poco ormai, giusto due o tre settimane. Ma quando è troppo è troppo. The show must go on, lo chiede la regola. Ma la vita, quella vera, che fine ha fatto?

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