Quella ‘fitta nebbia’ che ancora ammanta la Capitale britannica
Più attesa della finale di Coppa UEFA, più avvincente di un altrettanto prestigioso incontro di Champions League. Non, stiamo parlando di calcio, purtroppo, che tanto più ci renderebbe sereni, ma delle ultime news in fatto di Covid. Tra variabili e varianti ci siamo destreggiati, in queste prime settimane del nuovo anno, con l’incognita, alle spalle, delle nuove manifestazioni di virus riscontrate nel regno Unito e in Brasile. Poi in Giappone e anche da noi, in Italia. Più veloci, si è detto, ma altrettanto curabili, come la versione per cui si è studiato un vaccino.
Ebbene, come in ogni serial tv che si rispetti, la più recente puntata prevede un niente affatto trascurabile colpo di scena. La cosiddetta variante inglese non sarebbe solo più contagiosa rispetto al ceppo originario, ma pare si sia rivelata anche più pericolosa. Boris Johnson, nella consueta conferenza stampa di giornata, presso Downing Street, si è mostrato tutt’altro che evasivo.
“Devo dirvi che oggi pomeriggio siamo stati informati che vi sono alcune evidenze sul fatto che la nuova variante, oltre a diffondersi più rapidamente, possa essere associata anche a un più alto grado di mortalità“. Parole difficili da digerire, quelle del leader britannico, che poggiano sui primi risultati registrati, nel merito, dalla scienza.
A parlare, del resto, sono i fatti. Il numero dei ricoveri negli ospedali inglesi si è tradotto nel numero di 38.562, ossia il 72% in più, in relazione al picco della prima ondata della pandemia, ad aprile.
Si tratta – questo va detto – di evidenze “parziali“, come asserisce il professor Patrick Vallance, Consigliere scientifico Capo del Governo. In sostanza, “da confermare“. Tuttavia l’esperto, mano ai dati, ha teso a rimarcare come alcuni sembrino indicare, nelle fasce di età più colpite, un aumento esponenziale del rapporto fra morti e contagiati. Si passa, in pratica, da una media di 10 contro 1000, ad un incremento pari a “13-14 contro mille“.
Rassicura, poi, Vallance, riguardo all’efficacia dei vaccini esistenti sulla versione di matrice patria. Diversa, invece, è la constatazione, in merito alle mutazioni brasiliana e sud-africana, per le quali si ha ancora molto da verificare.
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