Guggenheim: la bellezza ricomincia da qui
Musei… le regole di oggi ci dicono che sì, che c’è ancora spazio per la riapertura. Che la cultura – che poco ha a che fare che l’erudizione – potrà nuovamente, benché a singhiozzo, trovare la sua naturale collocazione. Se appena ci voltiamo ad osservare il mondo, incrociamo le scelte operate da Juan Ignacio Vidarte, direttore generale del Guggenheim di Bilbao. Il Museo spagnolo ha annunciato otto progetti, tra il 29 gennaio 2021 e il febbraio 2022, che prevedono “mostre di qualità e varietà, molto attrattive per diverse tipologie di pubblico“. E una particolare attenzione al ruolo delle donne. Come a dire, quote rosa anche per l’arte. Doppio l’intendimento, dunque. Se da una parte vige il rilancio – motivato da necessità in primis economiche – di una realtà che sappia parlare un linguaggio globale; dall’altra, subentra in campo la tendenza ad eliminare, piuttosto che ad abbattere, divisioni di genere, etnia, storia, politica.
“Bilbao e la pittura“, questo il tema della prima mostra, che aprirà nel 2021, alla fine di gennaio. Ad inizio febbraio, sarà quindi la volta di una specifica più contemporanea, dedicata alla film-maker Alex Reynolds. L’artista, nativa della città basca, ricoprirà l’indubbia incombenza di ricondurre a sé i tanti proseliti ‘locali’, dal momento che da questi bisognerà iniziare, prima che si ricomponga il quadro di un turismo a maglie più allargate.
A seguire, un elenco dedicato a più temi. Si parte dagli Anni Venti del secolo scorso per distrarsi, tramite la collezione permanente, con un taglio che risalti umorismo e sperimentazione. Sarà, dunque, la volta della danza, espressione di se stessa in modi e forme differenti e, infine, si passerà alle Women in Abstraction di Alice Neel.
Intento, che vede importanti collaborazioni. La Kunsthaus di Zurigo, il Centre Pompidou di Parigi, il Metropolitan di New York e il Fine Arts Museum di San Francisco metteranno a disposizione, al fine, il proprio bagaglio. Un modo per dividere i costi, ma altresì per dare luogo a format, ripetibili ed esportabili. Ad aggiungersi, lo scopo di valorizzare le collezioni, altrimenti destinate ad ammuffire nei depositi e non esposte.
Sorta di cartina tornasole, insomma, il Guggenheim – ma potrebbe tradursi in qualunque altro luogo – destinata a richiamare un folto numero di visitatori, con i modi altisonanti delle architetture di Gehry. Intenzionato, in maniera assai più ‘scivolata’, ma non meno determinata, ad attrarre l’attenzione, una volta sul posto, alle piccole e grandi opere, misconosciute e non, che chiedono, anzi pretendono, uguale spazio di approfondimento della struttura che le ospita.
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