Come ti apparecchio la tavola, meglio che al ristorante
Tutto cambiato, persino la tappa, di tanto in tanto, al ristorante. Per staccare un po’. Per ritrovarsi, insieme al partner o agli amici, liberando i pensieri, in un ambiente diverso dal solito. Ma, come si dice, se Maometto non va alla montagna…
Dunque, rimuoviamola questa distanza e trasportiamo l’osteria, la trattoria, la fraschetta di turno… la taverna o qualsivoglia posto, dal più esotico al più familiare, sin dentro le mura domestiche.
Immaginiamo un’apparecchiatura di tutto punto, professionale ma personalizzata.
Non vogliamo commettere errori? Tovaglia bianca, magari in lino, perfettamente stirata, della giusta lunghezza (30-40 cm oltre il bordo) e dotata di mollettone. Tovagliolo, dal canto suo, mai di carta e rigorosamente posto a sinistra. Lo sfondo perfetto, insomma per piatti e portate. E se di questi ultimi dobbiamo parlare, ricordiamoci del tema portante, prima di sceglierli e dello stile che caratterizza il luogo in cui ci apprestiamo a ricevere i nostri ospiti. Privilegiamoli in ceramica. E non serve puntare troppo sull’estroso. Less is more, suggeriscono gli Inglesi. Niente di più vero. Design e buona qualità faranno da garanti.
Constatiamone le misure, le dimensioni, la forma… e riflettiamo.
Posto d’onore, a seguire, per i bicchieri, in specie per i calici del vino. In alto a destra, questi, in ordine di grandezza, da scegliere in base al gusto, alla sfumatura di sapore che si accompagnerà al menù. Notate bene, qualora debba esserci una flûte, va posta dietro i tre bicchieri principali. Non vi sentite forbiti in questo senso? Andate sul sicuro, coscienti che l’ultima tendenza vuole il tumbler dell’acqua diverso dal resto del servizio.
Che dire, poi, dell’atmosfera? Un contorno adeguato definisce gli ambienti, crea i presupposti necessari ad una serata che possa disegnarsi indimenticabile. Dunque, se l’intento è una cenetta a due, la cura per l’illuminazione svolgerà un ruolo fondamentale.
Un set di candele, in tal senso, magari 100% vegetali e – perché no – a base di olio di semi di soia puro, vi solleverà di ogni eventuale dubbio.
In fatto di posate, sappiate che occupano un ruolo di primo piano. Collocatele alla giusta distanza dal tovagliolo e dal piatto (forchetta a sinistra, coltelli a destra, in una relazione di funzionalità e di utilizzo). Scelte in linea con il resto, soprattutto, consideratele in rapporto alla lista delle pietanze. Andranno ponderate con estrema attenzione, eliminando ogni eccesso. Coltello da carne, da pesce… cucchiaio da tavola (nel caso, collocato anch’esso a destra)… forchettina per il dolce, sì, no… cucchiaino introdotto direttamene con il dessert… Dobbiamo porci domande logiche e, di rigore, troveremo immediatamente la risposta.
Occhio anche allo stile: di foggia moderna, eredità del corredo lasciato dai parenti… ragioniamo.
Saliera, pepiera, contenitore per olio e aceto, formaggiera, mezzelune da insalata… sono una compagine di cui, volendo, si può fare a meno. Non facciamoceli mancare, allora, ma solo al momento opportuno e laddove sia strettamente necessario. Doneranno un tocco di classe e ricercatezza. Piattino del pane? Segnaposti? Ni al primo, sì assolutamente, ai secondi. Considerate, comunque, gli spazi e la concomitanza in cui vi trovate, prima di abusare di accessori che rischierebbero di opprimere l’intero contesto.
Per quanto riguarda il centro tavola, costituirà il punto cardine della mise en place. Anche in questo caso, tuttavia, valutiamo la forma del tavolo, le dimensioni, le tonalità adoperate per il resto. Ogni particolare può assurgere ad affascinante co-protagonista dell’apparecchiatura, oppure inserirsi come elemento di fastidio.
Tutto sta nella misura con cui agiamo. Infine, nota caffè: occhi puntati sulle tazzine. Un sorso di liquido nero può impreziosirsi ancor di più, se valorizzato da un supporto di prim’ordine.
Il resto è dettaglio, fantasia, personalizzazione e, in primis, voglia di stare insieme…
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